AGI - Nei ruggenti anni Venti dello scorso secolo, quando la spagnola era ormai alle spalle, nei locali regnava l’euforia e il gin divenne presto leggenda. In barba al proibizionismo, vennero inventati cocktail che fecero epoca ed erano a base del celebre distillato: il Southside ad esempio, per ricordare il quartiere di Chicago dominato da Al Capone, o il French 75 che deve il suo nome al tristemente famoso obice da 75 millimetri usato durante la Grande Guerra.
Cento anni dopo, anche l’era post-Covid, scommettono i soliti bene informati, vedrà un exploit di nuove bevande e cocktail, complici le riaperture e la voglia degli italiani di rimettersi (letteralmente) in pista.
Nel frattempo, sono diventati ormai un’abitudine i canned cocktail o ready to drink: nati durante il lockdown, vengono consegnati in lattina o in bottiglia, o addirittura in bustine. Basta mescolare un po’ e voilà, il bicchiere è servito.
Hanno avuto una rapida espansione nell’ultimo anno, simbolo di piccole coccole auto-concesse durante gli interminabili mesi trascorsi forzatamente in casa, oppure per il momento del brindisi – detto anche ”aperizoom”– con gli amici e parenti tramite app e in video. Ma sono tuttora molto apprezzati, e si prevede anzi un aumento dei consumi. E così mentre l’estate si avvicina, i locali stanno riaprendo e il coprifuoco sembra (il “sembra” è rigorosamente scaramantico) destinato a diventare un lontano ricordo, i barman scaldano i muscoli e sperimentano nuove soluzioni.
Sembra però che i millennial preferiscano andare sul sicuro, e puntino ai vintage cocktail, soprattutto quelli degli anni Ottanta. Via libera quindi al Negroni sbagliato, al Sex on the beach (a base di vodka, succo di mirtilli e succo d’arancia) o al Cosmopolitan, sempre a base di vodka (ma nello shaker ci va anche il cointreau).
E un evergreen che dominerà la prossima estate, secondo un’indagine dell’IWRS (lndonesia Whiskey Research) sarà sicuramente il whisky: anche in questo caso, sarà un omaggio agli anni Venti visto che uno dei cocktail più famosi di sempre è il Godfather (in onore dei “padrini” della mafia italo-americana), o anche più in là nel passato con l’Old Fashioned (servito per la prima volta nella seconda metà dell’Ottocento dal proprietario di una distilleria).
Gli esperti del settore, secondo un recente sondaggio, sono convinti che la vera regina dell’estate sarà invece la tequila: bevuta a shot, ossia un preciso tipo di bicchiere piccolino e compatto con il quale si bevono liquori puri tutto d’un fiato, oppure come base per il famoso Margarita.
Non tutti sanno peraltro che tra poche settimane (precisamente il 24 luglio) si festeggerà l’International Tequila Day, una giornata intera dedicata al famoso distillato di agave, simbolo del Messico. Altro trend dell’estate saranno gli hard seltzer: prima del Covid, erano in forte ascesa ma ora con le riaperture stanno prendendo progressivamente quota questo tipo di bevande che amalgamano aromi agrumati, acqua gasata e una componente alcolica contenuta, di circa il 4 e il 6%.
Sono i cocktail diciamo perfetti per chi è a dieta e vuole concedersi un piccolo peccato di gola, visto che hanno un basso apporto calorico. Secondo l’autorevole sito americano vinepair.com, questa categoria raggiungerà nei prossimi anni un giro di affari mondiale di oltre 14 miliardi di dollari, triplicando in pratica il suo attuale valore. Negli Stati Uniti, proprio per la loro immagine salutista, e il gusto rinfrescante, sono da mesi al top della classifica. E spopoleranno presto anche in Italia, dove peraltro sono già molto richiesti.
Last but not least, le celebri “bollicine” tutte italiane: il Prosecco doc non solo non ha conosciuto la crisi della pandemia visto che nel 2020 ha superato come produzione quota mezzo miliardo di bottiglie certificate. Ma per quest’anno c’è anche una new entry, il Prosecco rosé. Lanciato lo scorso novembre in Italia, ha già visto aumentare di ben sette volte le vendite a livello globale. Che altro dire? Cin cin.