AGI - - La curva, ampia e (troppo) lunga, che si è inerpicata ai primi di ottobre per flagellare l'Italia con la seconda e poi la terza ondata di Covid, sembra tornata quasi al punto di partenza.
La parabola si sta chiudendo, a guardare i numeri: i 3.455 casi di lunedì sono il numero più basso addirittura dal 6 ottobre scorso. Allora i casi furono 2.677, ma già il giorno successivo aumentarono di mille, e poi ancora di mille, e poi è stata la crescita esponenziale frenata solo il 13 novembre, poco più di un mese dopo, alla mostruosa cifra di 40.900 casi in un giorno.
Da lì la discesa, ma non era finita: a febbraio e marzo la terza ondata, spinta dalle varianti, ha fatto di nuovo impennare i numeri: il 12 marzo il picco con oltre 26 mila casi. La terza ondata è stata meno violenta della seconda. Effetto vaccini? Di sicuro a parlare sono i dati: a oggi l'incidenza nazionale è crollata a 78 casi settimanali per centomila abitanti: il picco di novembre era arrivato a superare quota 440.
Siamo vicini, insomma, alla fatidica soglia "bianca" dei 50 casi per centomila ritenuta indispensabile per tornare alla fase del tracciamento dei contatti, uscendo progressivamente da quella del contenimento obbligato, ossia delle chiusure.
Negli ultimi sette giorni i contagi sono calati del 29,4%. La controprova sta nei numeri dagli ospedali: le terapie intensive, in calo ormai da oltre un mese, sono arrivate a 1.754, mai così poche dal 30 ottobre scorso.
I ricoveri ordinari poco più di 12 mila: il dato del 24 ottobre. La differenza, ovviamente, è che all'epoca si saliva vertiginosamente, oggi siamo in netta discesa.
Le rianimazioni e i reparti ordinari si sono svuotati del 19% dei posti letto in sette giorni, e sono ampiamente sotto le rispettive soglie di rischio.
E i malati ancora attivi? Oggi sono circa 323 mila: il 22 novembre eravamo arrivato a 805 mila.