AGI - Un combattente mercenario messinese al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto in Ucraina. E' ritenuto in stretti rapporti con "il Generalissimo", ossia il livornese Andrea Palmeri, già destinatario di un mandato di arresto europeo in quanto ritenuto responsabile di arruolamento e reclutamento di mercenari a scopo terroristico-eversivo e associazione per delinquere.
Il 28enne messinese adesso è al centro delle indagini e dell'operazione "Ivan" dei carabinieri del Ros che, con il supporto dei comandi provinciali di Messina e Lodi, hanno avviato le procedure per l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Messina. Il giovane, dopo essere stato reclutato in Italia, ha combattuto in cambio di un corrispettivo economico al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato che, a partire dal 2014, si è sviluppato nel Donbass (Ucraina orientale), tra l'esercito ucraino e truppe filorusse, senza essere cittadino di quello Stato, né stabilmente residente.
Gli viene pertanto contestata anche l'aggravante della transnazionalità, poiché le condotte si inquadrano in un gruppo organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato. I militari dell'Arma hanno eseguito anche perquisizioni finalizzate alla ricerca di materiale che potrebbe definire il ruolo di eventuali facilitatori che avrebbero agevolato e sostenuto, anche finanziariamente, le attività dei mercenari nel Donbass. Le indagini, avviate nel 2019 e coordinate dalla Dda di Messina, diretta dal procuratore Maurizio de Lucia, si sono avvalse anche delle analisi dei flussi finanziari internazionali e dei dati forniti da Facebook sulla base di una commissione rogatoria con gli Stati Uniti avviata dalla procura peloritana.
È stato, in tal modo, possibile documentare che il giovane operava come combattente mercenario nella regione del Donbass, ove si era stabilito dal 2016, condividendo mediante i social network le proprie attività militari con congiunti e amici, alcuni dei quali gli chiedevano consigli e indicazioni per intraprendere la medesima attività. Le ricerche si sono svolte a Messina e Lodi, ultimi domicili del nucleo familiare, e sono stati attivati i canali di cooperazione internazionale per l'esecuzione del provvedimento all'estero dove si sarebbe trasferito dal 2016 per svolgere quella che la Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949 definisce attività di "combattente illegittimo".
Confermata l'esistenza di una struttura nell'area Italia-Ucraina per il reclutamento di mercenari per le milizie separatiste filo-russe nella regione del Donbass, già emersa da un'analoga attività del Ros nel 2018. Il circuito coinvolge soggetti provenienti da diverse regioni d'Italia che hanno intrapreso l'attività di combattenti, schierati a fianco delle milizie filorusse e contro l'esercito regolare ucraino nei territori contesi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk.
E un professore messinese di 55 anni risulta indagato. Questa mattina i carabinieri del Ros hanno perquisito la sua abitazione portando via tre computer e tre telefonini e gli è stato notificato un avviso di garanzia. Nei confronti del docente è ipotizzato il reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione di ordine democratico e la violazione della convenzione di New York, per aver trasferito somme di denaro.
"Il nostro assistito respinge ogni addebito in relazione ai fatti contestati e si riserva di chiarire la sua posizione in tempi brevi con la magistratura", affermano gli avvocati Daniele Pagano e Cettina Crupi che assistono il professore, "avrà modo di chiarire che si occupa da tempo di associazioni di aiuto umanitario e con finalità puramente culturali che lo legano a diverse università internazionali comprese quelle ucraine e russe".