AGI - Rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e calunnia. Sono i reati per i quali procede la Procura di Roma in merito alla fuga di notizie relativo ad alcuni verbali di interrogatorio del 2019 dell’avvocato siciliano Piero Amara da parte della Procura di Milano e finito alle redazioni di alcuni giornali.
Una funzionaria del Consiglio superiore della magistratura, Marcella Contrafatto, è indagata ed è già stata sospesa dal Csm e la sua abitazione e il suo ufficio sono stati perquisiti mentre davanti ai magistrati romani si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Una vicenda che apre scenari inquietanti e che ha portato il vicepresidente del Csm, David Ermini, a parlare di “manovre opache e destabilizzanti” di cui il Consiglio superiore “è del tutto estraneo” ed “è obiettivo di un'opera di delegittimazione e condizionamento tesa ad alimentare, in un momento particolarmente grave per il Paese, la sfiducia dei cittadini verso la magistratura”.
I verbali dell’avvocato Amara parlavano di alti magistrati e dell’esistenza di una presunta super loggia segreta dal nome ‘Ungheria’. I verbali erano stati consegnati a Piercamillo Davigo quando era ancora consigliere del Csm dal pm di Milano Paolo Storari, e tiravano in ballo anche il consigliere togato Sebastiano Ardita.
Un coinvolgimento definito del “tutto calunnioso” quello di Ardita da Nino Di Matteo che nel corso del Plenum di mercoledì scorso ha fatto riferimento a questi verbali anche a lui recapitati “con un plico anonimo” e dove si “menzionava in forma diffamatoria, se non calunniosa, circostanze relative a un consigliere di questo organo”, ha spiegato Di Matteo aggiungendo di aver contattato l'autorità giudiziaria di Perugia e riferito il fatto “nel timore che tali dichiarazioni e il dossieraggio anonimo potessero collegarsi a un tentativo di condizionamento dell'attività del Csm” auspicando che "si faccia luce sugli autori e sulla diffusione, in forma anonima, all’interno di questo Consiglio, di questi atti”.
Marcella Contrafatto ha lavorato nella segreteria del Csm di Piercamillo Davigo e poi in quella del consigliere laico, Fulvio Gigliotti.
"Ho informato chi di dovere. Non ho nulla da aggiungere - così l'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo sui verbali ricevuti da Paolo Storari.
Per Davigo "non c'è stato nulla di irrituale": Storari si rivolse a lui per "autotutela" perché in procura non gli consentivano di procedere all'iscrizione delle notizie di reato scaturite dalle dichiarazioni di Amara.
Intanto il procuratore generale della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, ha fatto sapere che "non appena pervenuti gli atti necessari da parte delle Procure competenti, la Procura generale valuterà le iniziative disciplinari conseguenti alla violazione del segreto, per la parte di sua spettanza".
"Né io né il mio ufficio abbiamo mai avuto conoscenza della disponibilità da parte del consigliere Davigo o di altri di copie di verbali di interrogatorio resi da Piero Amara alla Procura di Milano – ha spiegato il Pg Salvi che è membro di diritto del Csm - di ciò ho appreso solo a seguito delle indagini delle procure interessate e della conseguente perquisizione nell'ufficio di una funzionaria amministrativa . Si tratta di per sé di una grave violazione dei doveri del magistrato, ancor più grave se la diffusione anonima dei verbali fosse da ascriversi alla medesima provenienza".
"Nella tarda primavera dell'anno passato, il consigliere Piercamillo Davigo mi disse che vi erano contrasti nella procura di Milano circa un fascicolo molto delicato - ha proseguito Salvi - che riguardava anche altre procure e che, a dire di un sostituto, rimaneva fermo; nessun riferimento fu fatto a copie di atti".
"Informai immediatamente il procuratore della Repubblica di Milano. In un colloquio avvenuto nei giorni successivi nel mio ufficio, il 16 giugno, il dottor Greco mi informò per grandi linee della situazione e delle iniziative assunte. Si convenne sulla opportunità di coordinamento con le procure di Roma e Perugia. Il coordinamento fu avviato immediatamente e risultò proficuo", ha concluso Salvi.