AGI - Tragedia sulle strade siciliane e Comiso a lutto per la morte dei quattro migranti in un incidente, lungo la provinciale 20 che conduce a Santa Croce Camerina, nel Ragusano. Nel violento impatto tra una Ford Fusion e un furgone sono morti i giovani a bordo della vettura. Lavoravano prevalentemente nei campi di Vittoria: uno originario del Senegal, uno della Guinea, gli altri due del Gambia. Ferito, ma non in pericolo di vita, il conducente dell'altro mezzo.
Il sindaco di Comiso, Matria Rita Schembari, ha disposto il lutto cittadino nel giorno dei funerali, per "una tragedia che ha colpito tutta la comunità, vicina ai familiari e agli amici di quattro giovani che erano riusciti a venire in Italia superando tanti pericoli e che con tanto sacrificio e con il loro lavoro si erano inseriti".
Erano tutti ventenni. Tre di loro vivevano da cinque anni nel centro Cas "Bambino Gesù", in territorio di Comiso. Marilena Massari che gestisce il centro piange mentre parla dei ragazzi. "Sono arrivati qui cinque anni fa, erano richiedenti asilo. Anche loro avevano attraversato il mare, erano stati sfiorati dalla morte - dice ad AGI Marilena Massari - e ora siamo come spezzati. Avevano sogni, progetti, volevano costruirsi un avvenire e invece... Per noi erano come figli".
Ciò che è accaduto è in fase di accertamento da parte della Polizia stradale. "Momo veniva dal Gambia, aveva 24 anni, era riflessivo, era quotidianamente felice delle piccole conquiste che la vita gli offriva, la patente, l'automobile che lavava ogni domenica ascoltando musica napoletana, voleva continuare a studiare", racconta con grande commozione Massari che fatica a parla.
Lamin aveva 24 anni anche lui del Gambia, "era in bambinone volenteroso, un giocherellone". Seidu 23 anni veniva invece dal Senegal, "amava scherzare ed era il golosone del gruppo". Il quarto ragazzo "era un loro amico amico, qualche volta veniva anche a trovarli. Abitava a Comiso".
Si attendono le determinazioni della procura di Ragusa, ci sono contatti con le famiglie dei ragazzi ed è probabile che le salme verranno rimpatriate. "Vorrei solo dire che questi ragazzi sono come figli nostri - conclude Marilena Massari che dirige il centro Cas che li ospitava - un giorno potrebbero essere i nostri figli a chiedere aiuto. Abbiamo il dovere di aiutarli. Abbiamo solamente dato loro fiducia, li abbiamo visti crescere, abbiamo respirato e gioito con loro, li abbiamo aiutati a credere nei loro sogni. Siamo stati famiglia ed ora siamo spezzati dal dolore".