AGI - La corsa per il Campidoglio è il racconto della grande paura di tutti gli schieramenti di 'bruciarsi' nell'amministrare una città dove negli ultimi anni dodici anni sindaci e maggioranze sono usciti politicamente con le ossa rotte.
Tra veti, indecisioni e tatticismi legati ai sondaggi, a cinque mesi dalle elezioni ci sono appena due candidati in campo: Virginia Raggi, che tenta il bis al termine di cinque anni complicati e con la contrarietà di una parte degli stessi 5 stelle; il leader di Azione Carlo Calenda, che dopo lo strappo con il centrosinistra corre in solitaria con l'appoggio di Italia Viva.
La partita è aperta, la poltrona di Palazzo Senatorio contendibile, ma centrosinistra e centrodestra non trovano un candidato, tra ritrosia dei leader nazionali ad impegnarsi in prima persona e una classe dirigente locale che fatica a rinnovarsi dopo essere stata travolta nel 2014 dall'inchiesta sul 'Mondo di Mezzo'.
Il Pd lavora per organizzare le primarie il 20 giugno, se il contagio da Covid sarà in calo e consentirà di organizzare una consultazione in sicurezza. "Sono convinto che le primarie, se ben gestite, siano uno strumento per vincere le elezioni. Naturalmente i candidati non devono farsi la guerra, ma mettere a punto idee e rendere i militanti protagonisti", ha ribadito oggi il segretario dem Enrico Letta.
Finora però mancano big pronti ad impegnarsi. Hanno dato la loro disponibilità per la competizione ai gazebo tre esponenti civici - Giovanni Caudo, Tobia Zevi e Paolo Ciani - nomi stimati in città ma poco noti al livello nazionale.
Da settimane si parla di un possibile impegno dell'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che tra oggi e domani dovrebbe incontrare Letta. Ma in casa Pd il nome che metterebbe tutti d'accordo è quello dell'ex segretario Nicola Zingaretti, che però ribadisce di voler concludere il secondo mandato alla guida della Regione Lazio, che scade nel 2023.
"Raggi al Ballottaggio? Non credo sia uno scenario possibile. Da cittadino, da militante, farò di tutto per evitarlo", ha ripetuto oggi il il presidente del Lazio. Zingaretti si trova di fronte ad un dilemma: lasciare la Regione - dove governa assieme al M5s - e rischiare di consegnala al centrodestra per sfidare la Raggi e Calenda nella caccia ad un solo posto per il ballottaggio.
Un'ipotesi difficile. Fonti spiegano che se la Raggi avesse fatto un passo indietro, si parla di un tentativo dell'ex premier Giuseppe Conte, questa strada sarebbe stata più percorribile.
Ma la sindaca, che appare proiettata su una candidatura di stampo civico, non ha alcuna intenzione di farsi da parte, forte di rilevazioni che le assegnano almeno 20 punti. Così Gualtieri resta in stand-by, Zingaretti medita e lo stallo potrebbe trascinarsi fino a metà maggio quando si chiuderà il termine per le candidature alle primarie.
Su un dato i sondaggi concordano: il candidato della coalizione tra Lega, Fdi e Forza Italia, al secondo turno appare destinato ad arrivarci, con il traino delle liste. Solo che il nome ancora non c'è. Da mesi Matteo Salvini sponsorizza Guido Bertolaso.
L'ex capo della Protezione Civile ripete che ora si sta occupando del piano vaccinazioni della Lombardia ma nella coalizione non è tramontata la speranza di convincerlo a cambiare idea. Fratelli d'Italia ha perorato la causa di Andrea Abodi, presidente dell'Istituto per il Credito Sportivo. Ma se in campo per il centrosinistra alla fine ci fosse Zingaretti servirebbe un profilo politico.
Il desiderata di molti sarebbe un impegno di Giorgia Meloni, ma la leader di FdI più volte ha chiarito di essere proietta sullo scenario nazionale, specie ora che guida l'opposizione al governo di Mario Draghi. La sensazione è che la coalizione attenderà la scelta degli avversari prima di decidere.
Così la corsa al Campidoglio resta in attesa di partecipanti. Del rilancio della città, a partire dall'utilizzo dei fondi Recovery, si parla poco. Prevalgono le scaramucce verbali. Eppure Roma è il test più importante, assieme a Milano e Napoli, della prossima tornata di amministrative.