AGI - “Nel 2009 è stata svolta una sostanziale revisione del piano pandemico in occasione dell’influenza suina”. Così scriveva nel 2017 la funzionaria del ministero della Salute Loredana Vellucci nelle 'autovalutazioni' triennali obbligatorie inviate dall’Italia alla Commissione Europea sullo stato di preparazione degli Stati Membri in vista di una pandemia.
Il documento, letto dall’AGI e ottenuto attraverso una richiesta di accesso agli atti dall’avvocato Consuelo Locati, alla guida del team che assiste i familiari delle vittime del Covid, è allo studio della Procura di Bergamo perché contiene alcune risposte sulla cui veridicità gli inquirenti hanno molti dubbi.
Per l'esperto "abbiamo ingannato l'Ue"
"Se effettivamente il piano fosse stato aggiornato in maniera sostanziale – commenta Pier Paolo Lunelli, direttore di Anagenesis, il Centro di ricerca e monitoraggio di pianificazione pandemica a cui fanno riferimento anche i familiari – quello nuovo sarebbe in Gazzetta Ufficiale per sostituire il precedente del 2006 che invece è rimasto in vigore”.
Il mancato aggiornamento del piano pandemico,aspetto che coinvolge anche il direttore aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra, indagato per false dichiarazioni ai pm, è uno dei temi cruciali dell’indagine nella provincia più colpita dal coronavirus.
“La presenza di numerose risposte incoerenti – prosegue Lunelli, i cui dossier sono stati acquisiti dalla Procura in questi mesi – unita a molteplici dichiarazioni infondate e insussistenti, fa presupporre che il compilatore del questionario non avesse piena contezza e comprensione dei contenuti e dei rilievi dottrinali. In sintesi, così come abbiamo mentito sul questionario dell’Oms abbiamo ingannato anche l'Ue”.
Le autovalutazioni del 2017 vengono compilate a novembre, poco prima Guerra aveva lasciato il suo incarico di Direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute al suo successore Claudio D’Amario, sentito poi come testimone dai magistrati. Il ministro all’epoca era Beatrice Lorenzin.
L'Italia disse di essere pronta con gli ospedali e i dispositivi di protezione
Il questionario della Commissione Europea riguarda nello specifico il 'Piano di continuità operativa' che, sulla base di una Decisione del Parlamento europeo, si sarebbe dovuto approntare in vista di una pandemia, necessario, tra le altre cose, a tenere aperti i centri sanitari, le strutture pubbliche, le aziende.
Alla domanda se l’Italia si fosse dotata di un Piano di questo tipo per garantire l’assistenza primaria negli ospedali, il Ministero risponde di sì.
“Come mai – si chiede Lunelli – queste misure non state attuate nell’emergenza Covid-19? L’Italia risponde sì ma non ha nemmeno eseguito un’analisi dell’impatto della pandemia, necessario per predisporre un Piano. Nonostante ciò risponde di essere pronta quando le viene chiesto nel test di entrare nel dettaglio degli ambiti delle attività sanitarie, ma paradossalmente la crocetta è sul ‘no’ alla domanda se siano stati ‘identificati unità, dipartimenti e/o servizi sanitari che potrebbero essere ridotti o cancellati in caso di emergenza”.
Pure al quesito se vi sia “una chiara catena di comando e relative deleghe” l'Italia risponde sì, con la dichiarazione che è stato costituito un ‘Comitato nazionale responsabile del coordinamento’ che, nella pratica, non è mai stato creato.
Affermativa è anche la risposta alla domanda se sia stata fatta “una valutazione delle necessità di procedere a uno stoccaggio strategico di scorte, materiali e impianti”. “Se la risposta è sì – commenta Lunelli – perché non avevano scorte e dispositivi di protezione individuali?”.
Lo spazio lasciato 'in bianco'
L’Italia risponde di no invece a domande alle quali, secondo l’ex generale dell’Esercito esperto di piani pandemici, avrebbe dovuto rispondere sì, come quella sulla modalità per ridurre i disagi sociali legati a una pandemia.
Il Ministero lascia in bianco il campo in cui gli viene chiesto di “allegare una documentazione a supporto” dell’affermazione che “è stata completata la messa in opera delle capacità fondamentali richiesta dal Regolamento Sanitario Internazionale” dell’Oms per fronteggiare gli eventi innescati dalla diffusione del virus.
Infine, altro aspetto che interessa la Procura, è la ragione per la quale l’Italia non compilò le autovalutazioni da mandare alla Ue nel 2014 per il triennio fino al 2017, quando al Ministero c’era ancora Guerra.