AGI - Chiesto l'arresto per il broker Gianluigi Torzi e una misura interdittiva del divieto di esercitare la professione di commercialista o uffici direttivi di imprese per 6 mesi per Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette, tutti indagati, a vario titolo, per emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti. Lo ha deciso il gip del tribunale di Roma, Corrado Cappiello, che ha affidato l'esecuzione del provvedimenti restrittivi ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma.
"Sconcertato" l'avvocato Marco Franco, difensore di Gianluigi Torzi, il cui arresto è stato disposto da gip ma non eseguito perché si trova attualmente a Londra. Secondo il legale, il provvedimento "è la sintesi ancora più debole della tesi dei proomotori di giustizia vaticana, già del tutto demolita dal giudice inglese in sede di rogatoria per il sequestro".
Gianluigi Torzi è il broker finanziario già coinvolto nella vicenda della compravendita dell’immobile al n. 60 di Sloane Avenue a Londra nel dicembre 2018 da parte della Segreteria di Stato, un affare definito 'opaco' dallo stesso segretario di Stato, Pietro Parolin, per la quale è sotto inchiesta da parte dell’Autorità Giudiziaria Vaticana, che gli ha contestato un illecito profitto pari a 15 milioni di euro.
Torzi era stato arrestato una prima volta il 5 giugno del 2020 perché la compravendita dell’immobile di Sloane Avenue e gli erano stati contestati vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, reati per i quali la legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclusione, era stato rinchiuso presso la caserma del Corpo della Gendarmeria. Dopo una decina di giorni, però, a seguito di un interrogatorio e di una corposa memoria difensiva presentata per ricostruire l'intera vicenda giudiziaria, a Torzi era stata concessa la libertà provvisoria.
Sulla base delle indagini delegate dalla procura di Roma agli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, a seguito della richiesta di assistenza giudiziaria formulata dal Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, è stato ricostruito come parte dell'illecito profitto di 15 milioni contestato, bonificata a due società inglesi dell’imprenditore molisano, sia stata impiegata per l’acquisto di azioni di società quotate nella borsa italiana – per un importo di oltre 4,5 milioni di euro, che gli ha consentito, dopo pochi mesi, di conseguire un guadagno di oltre 750.000 euro – e per ripianare il debito di 670.000 euro di altre due aziende allo stesso riferibili.
Dagli elementi acquisiti è stato altresì accertato un giro di false fatturazioni – non collegato all’operazione immobiliare londinese – realizzato da Torzi, assieme a Capizzi e ai commercialisti di riferimento del gruppo di imprese italiane ed estere riconducibili al broker, Camalò e Del Sette, senza alcuna giustificazione commerciale e al solo scopo di frodare il fisco.