AGI - Non bisogna porre l'enfasi solo sui blocchi Ue delle esportazioni dei vaccini: dalla crisi pandemica "noi ne usciremo producendo i vaccini". Così il premier Mario Draghi in conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine del Consiglio europeo. E ha rassicurato gli italiani: "Avranno tutte le dosi", informando che entro tre o quattro mesi ci saranno anche i primi vaccini prodotti nel nostro Paese, mentre il governo interverrà sul problema degli operatori sanitari non vaccinati o che esitano a farlo: "Non va bene", ha detto Draghi, e pertanto "è allo studio una norma".
Il presidente del Consiglio ha precisato che l'Unione europea non prevede blocchi di sorta nei riguardi del Regno Unito e al contempo "non ci sarà un cambio di modello di distribuzione dei vaccini. Noi e la Germania abbiamo deciso di no", ha aggiunto il premier. "Dobbiamo decidere se aspettare gli avvocati per trovare una soluzione, mentre un'enorme quantità di vaccini prodotti in Belgio e Olanda e destinati in Gran Bretagna resterebbe inutilizzata. La cosa più normale da fare - ha detto Draghi - sarebbe trovare un accordo. Penso che dopo le schermaglie legali si andrà in quella direzione".
A una domanda sulle riaperture delle attività dopo Pasqua, nuovamente sollecitata stamane dal leader della Lega, Matteo Salvini, Draghi ha risposto: "Se riaprire o no dipenderà dai dati" dei contagi, mentre l'unico allentamento certo delle misure anti-Covid avverrà per le scuole fino alla prima media anche in zona rossa.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha aggiunto che si tratta di "una scelta che vuole dare un segnale a un pezzo strategico della nostra società. Abbiamo deciso in cabina di regia di spendere questo piccolissimo tesoretto che abbiamo sulla scuola". E il premier ha osservato: "In alcuni casi sarà possibile fare dei test anti-Covid. Il ministro dell'Istruzione Bianchi sta lavorando affinché la riapertura delle scuole avvenga in maniera ordinata". "Ci sono state scelte dei governatori sulla chiusure delle scuole - ha affermato - che dovranno essere riconsiderate, sulla base della scelta del governo che ritiene la scuola in presenza un obiettivo primario".