AGI - Sciare senza neve e', naturalmente, impossibile. Se poi, tenendo ferme eguali condizioni climatiche nel futuro, si ipotizza la creazione di un polo sciistico, si sconfina nel surreale, finendo per dar vita una nuova opera incompiuta, ma compiutamente in grado di devastare una delle gemme della Sicilia: il Parco dell'Etna.
La proposta di crearvi "terzo polo sciistico" viene bocciata da chi la montagna la conosce e la frequenta, per ragioni scientifiche, professionali e per passione. "Apprendere che il Presidente della Regione Sicilia Musumeci ha dato credito a questo 'terzo polo' e' scioccante. Si tratta di un concetto totalmente obsoleto, la cui realizzazione minaccerebbe di distruggere quella che e' la zona piu' genuina e piu' incontaminata ancora esistente sull'Etna", tuona Boris Behncke, il vulcanologo dell'Ingv che in anni recenti e soprattutto in questi giorni segnati da spettacolari parossismi dell'Etna si e' fatto conoscere come straordinario divulgatore dei 'misteri' del vulcano piu' alto d'Europa".
"Un 'terzo polo' sarebbe un'idiozia senza confronti, uno scempio in una zona gia' vittima di tante violenze commesse dai propri abitanti, e sarebbe condannato a morire anche perche' il turismo di massa non andrebbe mai cosi' lontano. Godiamoci quel poco di natura che ancora resta sull'Etna, soprattutto nel lontano versante nord-occidentale". Quanto ai turisti, questi "cercheranno i luoghi segreti, gli ambienti intatti, il contatto diretto con questa terra e con la sua gente e le loro vite e tradizioni".
Nei giorni scorsi era stato il Club Alpino Italiano a stroncare le ipotesi vagliate dal presidente della Regione e dal sindaco di Bronte, Pino Firrarello, che sembra aver ripescato dal cassetto proposte vecchie almeno di 35 anni.
"Questa volta - spiega su Il Vulcanico Giuseppe Riggio, consigliere del Club - la minaccia sembra strettamente collegata alla maggiore disponibilita' di fondi pubblici resa possibile dai progetti di rilancio post Covid. Non appena intraviste nuove possibilita' di finanziamento gli enti locali siciliani stanno semplicemente riesumando vecchie idee che sembravano definitivamente archiviate, anziche' immaginare nuove iniziative per lo sviluppo al passo con i tempi. Per l'Etna il cosiddetto "terzo polo sciistico" sul versante nord-occidentale, per i Nebrodi il rifacimento delle vecchie trazzere per renderne piu' agevole la percorrenza in automobile e per le Madonie un eliporto da realizzare a fianco di Piano Battaglia".
Di 'terzo polo' sopra Bronte si parlava gia' negli anni in cui nacque il Parco, quindi intorno al 1985. E poi ancora nel 2003/2004". L'idea di Firrarello "e' di costruire nuovi impianti di risalita sul versante nord orientale con piste che nella proposta di 17 anni fa sembravano dover raggiungere Punta Luci'a e che nella versione attuale sembrerebbero dover traversare l'intero versante settentrionale di uno dei vulcani piu' attivi al mondo sino ai Fratelli Pii, intorno a 2600 metri di quota. Tutta l'area al di sopra di Monte Scavo verrebbe sbancata per realizzare non solo la seggiovia, ma anche le indispensabili opere di servizio. In piu' dovrebbero essere edificate anche delle strutture ricettive in quota".
Si tratta di un progetto "fuori dal tempo", considerando che l'industria dello sci "entrera' in una fase di declino, soprattutto in un contesto climatico come il nostro nel quale -per esempio- negli ultimi due anni sull'Etna non c'e' stata praticamente neve sciabile, se non a fine stagione con fenomeni meteorologici giunti ampiamente fuori tempo massimo".
Il Cai, guidato in Sicilia da Francesco Lo Cascio, ha messo a punto un documento approfondito sulla questione. "Appare paradossale - si legge - che proprio mentre il Governo nazionale prova a imprimere una svolta 'verde' alla nostra economia, la Regione Sicilia sembri voler sostenere modelli di sviluppo che puntano a consumare ulteriore suolo, invece di recuperare le innumerevoli opere pubbliche indegnamente abbandonate o sotto-utilizzate".
"Invece di aprire strade e stendere funi di acciaio su paesaggi bellissimi - prosegue Riggio - il Cai propone di sistemare e rendere gestibili i rifugi gia' esistenti, creando subito posti di lavoro, come "la Casermetta di Monte Spagnolo di proprieta' del Comune di Randazzo e i rifugi forestali di Monte La Nave e di Monte Scavo". Inoltre il Club chiede di far istituire al Parco dei servizi navetta per l'escursionismo a piedi e in bici e di promuovere i trekking di lunga percorrenza - come il Sentiero Italia- che portano turismo "pulito e duraturo".
Inoltre, spiega all'AGI Riggio, il rischio vulcanico e' "enorme, perche' si tratterebbe di fare attraversare a una seggiovia tutto il versante nord. Il vulcano e' in grandissima attivita'". "E non dimentichiamo - sottolinea - che questi progetti andrebbero realizzati nella zona A della Riserva, proprio quella qualificata come sito Unesco. Qualcuno forse non si e' accorto che il mondo e' cambiato anche in Sicilia, e se una volta l'economia verde era una cosa da visionari, oggi e' tangibile. Un dato? In Sicilia operano circa 500 guide naturalistiche. Qualcosa, questo, vorra' significare".