AGI - Sono iniziate le nuove analisi sulla morte di Imane Fadil, la testimone ‘chiave' nei processi contro Silvio Berlusconi sul caso Ruby.
La modella era morta il primo marzo del 2019 dopo oltre un mese di ricovero e una lunga agonia per una forma di aplasia midollare. All’inizio la morte era stata attribuita ad una sostanza radioattiva, mai provata, mentre poi fu una consulenza ad individuare la malattia rara di cui era rimasta vittima.
A disporre nuove analisi però era stata la gip Alessandra Cecchelli a gennaio, quando aveva dato un termine di 6 mesi per fare nuove indagini, respingendo la richiesta di archiviazione formulata dai pm Tiziana Siciliano (aggiunto) e Luca Gaglio.
Alla richiesta di archiviare il procedimento si era opposta anche la famiglia, difesa dai legali Mirko Mazzali e Nicola Quatrano.
Come evoluzione della nuova indagine, il 22 gennaio scorso, sono stati indagati i 12 medici delle equipe dell'Humanitas di Rozzano che ebbe in cura la modella.
Al termine di questa nuova consulenza, affidata dai pm allo stesso pool di esperti guidato dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, si dovrà capire se ci sia correlazione tra le cure somministrate a Fadil e la sua morte (sebbene un’"assenza di colpa medica" fosse emersa già nella prima consulenza). L’ospedale si è da subito detto convinto “dell’assenza di responsabilità dei professionisti”.