AGI - Nelle prossime settimane “presenteremo gli emendamenti ai testi già incardinati" per le riforme, frutto del lavoro di un gruppo di esperti e del confronto nella maggioranza. Ma “il lascito del precedente governo va verificato”, vagliando ciò che “va salvato” e ciò che, invece, “va modificato e implementato”.
Dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, chiamata ad illustrare le linee programmatiche del ministero davanti alla commissione Giustizia della Camera, arriva l’invito a “non vanificare il lavoro svolto”, ad “arricchirlo" per quanto possibile. Ma soprattutto a fare in modo che il Parlamento torni ad essere “centrale in ogni processo di riforma".
"Rendere efficiente la giustizia riducendo i tempi delle controversie è un obiettivo imposto dalla Costituzione", premette la Guardasigilli. Che però avverte “il dovere di affermare con chiarezza a tutte le forze politiche e ai cittadini che sarebbe sleale impegnarsi nel contesto attuale con programmi inattuabili, che alimentino invano le già alte aspettative, nella consapevolezza di non poterle affrontare. Cercheremo di affrontare i problemi più urgenti e improcrastinabili", promette.
Primo tra tutti la riduzione dei tempi della giustizia, “che oggi continuano a registrare medie del tutto inadeguate: obiettivo primario deve essere quello di riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività, così da consentire una rinnovata fiducia dei cittadini e una ripresa degli investimenti, tenuto conto della strettissima connessione intercorrente tra relazioni commerciali, produttività economica e funzionamento della giustizia".
Vale per la giustizia civile, naturalmente. E ancora di più per quella penale: "la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo” in questa direzione, e “questo impegno deve essere onorato".
Le priorità sono note: favorire la diffusione dello strumento telematico per il deposito di atti e documenti, migliorare il sistema delle notificazioni, delineare indirizzi riformatori della fase delle indagini e dell'udienza preliminare volti ad assicurare scansioni temporali più certe e stringenti.
"Un processo dalla durata ragionevole risolverebbe tra l’altro il nodo della prescrizione, relegandola a evento eccezionale", osserva la Guardasigilli. Convinta anche che sia il momento di orientarsi "verso il superamento dell'idea del carcere come unica effettiva risposta al reato.
La 'certezza della pena' non è la 'certezza del carcere', che per gli effetti desocializzanti che comporta deve essere invocato quale extrema ratio". Da qui l’esigenza di valorizzare le alternative al carcere e “restituire effettivita' alle pene pecuniarie, che in larga parte oggi, quando vengono inflitte, non sono eseguite. Il tempo è ormai maturo per sviluppare e mettere a sistema le esperienze di giustizia riparativa, già presenti nell'ordinamento in forma sperimentale”.
Inevitabile il riferimento al Csm. "Le note, non commendevoli vicende che hanno riguardato la magistratura - ricorda Cartabia - rendono improcrastinabile la riforma di alcuni profili del Consiglio, anche per rispondere alle giuste attese dei cittadini per un ordine giudiziario che recuperi prestigio e credibilità".
Anche in questo caso c’è il testo di un ddl da cui ripartire, ma qualsiasi saranno le scelte fatte “dovranno radicarsi nella consapevolezza della fisiologica e ineliminabile pluralità delle culture della magistratura, rifuggendo dalla semplificazione che confonde il valore del pluralismo con le degenerazioni del correntismo”.
"Non cerchiamo la perfezione, ma le migliori risposte possibili nelle condizioni date”, conclude la ministra della Giustizia: “Ce la faremo se saremo animati dalla stessa convinzione che, in altra epoca, non meno drammatica e divisiva della nostra, ha sostenuto tanto i padri costituenti quanto i fondatori del grande progetto europeo che oggi mostra tutta la sua lungimiranza”.