AGI - "Conosco il presidente Draghi da molti anni. Mi ha chiesto di riportare la scuola al centro dello sviluppo del Paese, di guardare alla scuola che verrà, oltre l'emergenza". Lo dichiara in un'intervista a La Stampa il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, che sottolinea: "Il punto cruciale del nostro Recovery Plan per l'Istruzione sarà la lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa. Ci sarà un grande piano" perché "la pandemia ha esasperato una situazione che era presente anche prima, ora abbiamo l'occasione per intervenire".
Però Bianchi si trova di fronte ad una situazione imprevista e la spiega: "Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica. La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente: colpisce anche i ragazzi e non solo quelli tra i 10 e i 19 anni, ma anche più piccoli.
Abbiamo chiesto un parametro chiaro. Il Cts ce lo ha dato: 250 casi ogni 100 mila abitanti", perciò "abbiamo fatto delle scelte". Che sono: "La scuola - analizza il ministro - sarà a distanza in situazioni eccezionali e comunque nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all'andamento dell'epidemia. Dobbiamo tutelare la salute pubblica, in particolare quella dei nostri bambini, e preservare la piena funzionalità del sistema sanitario".
Anche se Bianchi rigetta la dizione "scuole chiuse". "E' un termine sbagliato", dice, "Si farà didattica a distanza nelle zone rosse o in quelle con situazioni epidemiologiche che richiedono maggiori restrizioni. Ma la scuola ha sempre lavorato e continuerà a farlo. Abbiamo parlato con Decaro e con gli enti locali. È chiaro che serve responsabilità da parte di tutti in questo momento". E chiosa: "Non ci sono beffe o contraddizioni. Siamo davanti a un oggettivo cambiamento delle condizioni" perché "in estate nessuno immaginava che saremmo stati soggetti a una trasformazione del virus di questa portata", quindi "bisogna tener conto della realtà, prendere atto che le varianti vanno combattute".