AGI - Via alle vaccinazioni a tappeto negli otto comuni in zona ‘arancione rafforzata’ ma nella provincia di Brescia i sindaci faticano a contenere un contagio in continua espansione, con la popolazione “esasperata, che non rispetta più le regole per proteggersi e si riversa nei parchi”.
Marco Ghitti, sindaco di Iseo dove ha sede un hub che ha una potenzialità di oltre un migliaio di vaccinazioni, spiega all’AGI che “abbiamo iniziato le vaccinazioni a tappeto disposte dalla Regione. Cosa cambia? Che prima avremmo vaccinato gli over 80 due volte a settimana, invece ora vaccineremo tutte le persone di questi comuni, prima gli over 80 e poi le persone dai 60 ai 79 anni con un ritmo più sostenuto. In sostanza, come avevamo fatto per la meningite nell'era pre-Covid. Si è iniziato con un numero basso, di 200 persone, da domani ne faremo più di mille al giorno. Contiamo di finire in 10 - 12 giorni in questi 8 comuni, poi riprenderemo il ciclo normale della vaccinazioni".
La rabbia del sindaco escluso del primo Comune con la variante
Ghitti individua una differenza fondamentale con la prima ondata che pure nel Bresciano era stata cruenta: "Se vediamo la stratificazione dei nuovi casi positivi, constatiamo il crollo dell'età, con bimbi positivi anche di 4 anni, un abbassamento importante dovuto alla variante inglese che sta scalzando quella vecchia. I bambini sono quasi sempre paucisintomatici, poi però infettano i nonni che possono finire in rianimazione. Nelle rsa, dove gli ospiti sono stati vaccinati, non abbiamo casi".
A livello di numeri, Ghitti dice che "a Iseo la situazione non è per ora preoccupante, abbiamo lo 0,3% di positivi nella popolazione. Nella prima ondata avevamo contato 150 positivi e 20 decessi, numeri che, come tutti sappiamo vanno moltiplicati per cinque". Secondo il sindaco al momento non c'è bisogno di aggravare le restrizioni, "la zona arancione è sufficiente".
C'è chi, pur in zona arancione rafforzata, è rimasto escluso dagli otto e ora, senza giri di parole, si definisce “furioso”. E’ Giovanni Aldi, sindaco di Castrezzato, il primo Comune del Bresciano colpito dalla variante inglese e messo in zona rossa il 17 febbraio, poi revocata ieri con l'ingresso nella 'arancione rafforzata'. "Sono furioso perché non siamo stati inseriti tra gli otto Comuni della provincia in cui si faranno vaccinazioni a tappeto. L'ho detto al presidente Fontana che mi ha risposto che non ci sono abbastanza vaccini e che ha chiesto in una lettera al Ministero della Salute di rafforzare la consegna dei vaccini nella nostra zona. Mi ha promesso che saremo i prossimi, stiamo a vedere. Qui abbiamo dimostrato che con misure tempestive siamo riusciti a contenere il contagio, ma nei paesi delle zone limitrofe i numeri sono in crescita, sarebbe logico vaccinare anche noi”.
"Chiudo i parchi, la gente non ha più voglia di stare in casa"
Il problema per i primi cittadini è anche evitare che il contagio si estenda con una popolazione che appare sempre più riottosa al rispetto delle regole. “Oggi chiudo i parchi, la situazione è drammatica. La gente non risponde più, è esasperata, vuole stare fuori", annuncia all'AGI Luigi Vezzoli, sindaco di Capriolo.
"Nel giro di dieci giorni siamo passati da 9 a 48 positivi, con un decesso. I numeri sono preoccupanti - prosegue - oggi chiudo i parchi, con questa primavera prematura è normale che le persone vogliano stare fuori, soprattutto i ragazzi. Col paradosso che abbiamo chiuso le scuole com'è giusto che sia, rese sicure spendendo un sacco di soldi, e gli studenti ora vanno al parco. I genitori non riescono più a tenerli. E se chiudo i parchi, andranno in strada". Il sindaco confida nei vaccini: "In tanti mi hanno già chiamato per sapere come fare, la volontà della popolazione di vaccinarsi c'è".
Ci vorrebbe una `zona rossa´? "Non lo so, non sono un indovino ma bisogna comunque trovare un equilibrio tra il contenimento dei contagi e il lavoro. Abbiamo bar, ristoranti e agriturismi in sofferenza mostruosa. E stringere di più, ribadisco, forse non serve perché la gente non ti segue".
Intanto, sono 95 su 105 disponibili i posti letto occupati da pazienti Covid nell'ospedale `Mellini´ di Chiari, uno dei luoghi simbolo di quella che Guido Bertolaso, incaricato della gestione del piano vaccinale in Lombardia, ha definito la "terza ondata" in un territorio peraltro già molto provata dalla prima, un anno fa. Lo riferisce all'AGI una fonte qualificata spiegando che "nel giro di 3- 4 giorni i ricoveri sono raddoppiati". Un terzo dei pazienti lombardi col coronavirus in tutti gli ospedali lombardi si trova nella provincia di Brescia.
Il medico, da giorni imploriamo di chiudere tutto
“Bisognerebbe chiudere, stiamo implorando da giorni che lo si faccia". Osvaldo Brignoli è medico di base di Capriolo, e racconta all'AGI la situazione in uno dei focolai più preoccupanti per come lo vede dal suo, sempre più affollato, ambulatorio. "Siamo messi male, siamo pieni di infetti, che non vuol dire necessariamente malati. Quello che osserviamo è che, nel giro di poche ore, se si infetta uno della famiglia lo diventano anche tutti gli altri. Gli ospedali - aggiunge - sono saturi, tengono solo qualche posto solo per i casi gravissimi. Bisognerebbe fare le vaccinazioni a tappeto e invece solo da domani inizia quella sistematica degli over 80".
Secondo il medico, Brescia è la provincia più colpita per varie ragioni: "Perché non c'è mai stata soluzione di discontinuità, anzitutto. Da ottobre dopo la 'pausa' estiva il virus è ricomparso senza mai sparire e quando i giovani sono stati 'liberati' hanno impestato tutto. Il settanta per cento ora è variante inglese. Poi c'è il fatto che è una provincia che lavora molto e, come anche altrove, non si rispettano le regole per evitare il contagio".
Brignoli è molto critico con la scelta di non far vaccinare nei loro studi, per il momento, i medici di medicina generale, "così poi succede che gli anziani li portiamo, malconci, a dieci chilometri di distanza da dove vivono quando potrebbero venire da noi. Sono scelte incomprensibili".