AGI Circa 400 persone hanno partecipato stamane a Cabras (Oristano) alla manifestazione organizzata dal Comune davanti al museo cittadino per sostenere la richiesta di non trasferire a Cagliari per restauro due statue dei Giganti di Mont'e Prama e alcuni modellini di nuraghe.
Sulla diatriba che oppone la comunità del Sinis alla Soprintendenza Archeologia di Cagliari è atteso lunedì prossimo l'intervento del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini , secondo quanto annunciato durante la protesta dal senatore Gianni Marilotti, presidente della Commissione per l'archivio storico del Senato. "La notizia dell'interessamento del ministro è stata anche per me una gradita sorpresa", ha commentato il sindaco Andrea Abis, a capo della mobilitazione e firmatario nei giorni scorsi di un'ordinanza di chiusura, per otto giorni, del museo cittadino, dove sono custoditi i Giganti. L'atto ha tenuto fuori dai cancelli la soprintendente Maura Picciau e ora sulla vicenda indagano i carabinieri.
"Siamo tutti Giganti di Mont'e Prama" è stato lo slogan della manifestazione. I bambini delle scuole locali, invece, ne hanno scelto un altro, quello coniato per sensibilizzare sui furti della preziosa sabbia di quarzo della nota spiaggia di Is Arutas: "Non mi portare via", declinato nei numerosi e colorati disegni dedicati ai Giganti e affissi sulla recinzione del museo 'Giovanni Marongiu'
Tra i presenti stamane a Cabras, nell'area sferzata da un vento forte gelido, una trentina di sindaci della provincia di Oristano, in fascia tricolore, e numerosi rappresentanti politici, fra i quali la consigliera regionale della Lega, Annalisa Mele (eletta nell'Oristanese), e delle forze economiche e sociali della Sardegna, oltre ad alcuni esponenti del mondo giovanile e culturale.
Il presidente Christian Solinas, con un messaggio, ha ribadito il suo sostegno alla comunità di Cabras e sollecitato la Soprintendenza a eseguire il restauro nel sito cui le statue appartengono. "I Giganti di Mont'e Prama sono un bene identitario", ha ricordato Solinas, "una ricchezza di tutta la Sardegna e patrimonio storico e archeologico di un territorio che è e deve restare la loro casa naturale, non solo da un punto di vista simbolico ma anche in chiave di sviluppo".
Secondo i presidente della Regione, quello rivendicato da Cabras è "un sacrosanto diritto contro scelte centraliste che sviliscono il ruolo e le decisioni delle nostre comunità" e le operazioni di resaturo in loco "possono rappresentare un'attrazione turistica, come avviene di consueto in molte aree archeologiche".