Articolo aggiornato alle ore 18:07
AGI - "Vieni e vedi". L'invito che Filippo rivolge a Natanaele, in un brano del Vangelo di Giovanni, è il tema della 55esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Ed è l'invito che Papa Francesco rivolge per incontrare le persone dove e come sono.
La chiamata a "venire e vedere", è un "suggerimento", indica il Pontefice, "per ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione ordinaria della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale".
Attenzione all'appiattimento dell'informazione, ai "giornali fotocopia"
Bergoglio mette in guardia dal rischio di un appiattimento dell'informazione, reso più acuto dalla crisi dell'editoria, dai "giornali fotocopia", notiziari tv e radio e siti web "sostanzialmente uguali" dove il genere dell'inchiesta e del reportage "perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, 'di palazzo', autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società".
Rendendo grazie al lavoro di tanti giornalisti coraggiosi, ricorda però che, tutti devono responsabilizzarsi e smascherare le fake news. Senza dimenticare che la parola è efficace solo se "ti coinvolge in un'esperienza, in un dialogo" e non alla tanta "eloquenza vuota" che "abbonda in ogni ambito della vita pubblica, nel commercio come nella politica".
I giornalisti devono tornare a "consumare le suole delle scarpe"
La crisi dell'editoria rischia, sottolinea il Papa, di "portare a un'informazione costruita nelle redazioni". Francesco quindi invita a "consumare le suole delle scarpe", incontrare persone, cercare storie e verificare de visu certe situazioni.
"Se non ci apriamo all'incontro, rimaniamo spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi". Il "vieni e vedi" è il "metodo più semplice per conoscere una realtà", perché "per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga".
"Anche il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un'apertura, una passione", afferma il Papa che ringrazia il "coraggio" e l'"impegno" di tanti professionisti (giornalisti, cineoperatori, montatori, registi) che spesso "lavorano correndo grandi rischi".
Grazie al coraggio dei media, senza l'umanità è impoverita
Grazie a loro possiamo conoscere, continua, "la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo", i "molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato", le "tante guerre dimenticate". "Sarebbe una perdita non solo per l'informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se - precisa - queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità".
E soprattutto in questo tempo di pandemia sono numerose le realtà del pianeta che rivolgono al mondo della comunicazione l'invito a "venire a vedere". "Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni piu' indigenti", dice il Papa che rimarca come le "differenze sociali ed economiche a livello planetario" rischino "di segnare l'ordine della distribuzione dei vaccini anti-Covid".
Con i poveri sempre ultimi e il diritto alla salute per tutti, affermato in linea di principio, "svuotato della sua reale valenza". Ma anche nel mondo dei più fortunati, aggiunge, "il dramma sociale delle famiglie scivolate rapidamente nella povertà resta in gran parte nascosto: feriscono e non fanno troppa notizia le persone che, vincendo la vergogna, fanno la fila davanti ai centri Caritas per ricevere un pacco di viveri".
Tutti responsabili delle fake news, occorre smascherarle
E se la tecnologia digitale ci dà "la possibilità di una informazione di prima mano e tempestiva" ci rende anche più responsabili. "Sono diventati evidenti a tutti, ormai, anche i rischi di una comunicazione social priva di verifiche. Abbiamo appreso già da tempo - afferma il Pontefice - come le notizie e persino le immagini siano facilmente manipolabili, per mille motivi, a volte anche solo per banale narcisismo. Tale consapevolezza critica spinge non a demonizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti. Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo, delle informazioni che diamo, del controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole. Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere".
Nella comunicazione "nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona". Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza, sottolinea. "Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti". "La parola è efficace solo se si 'vede', solo se ti coinvolge in un'esperienza, in un dialogo. Per questo motivo il 'vieni e vedi' era ed è essenziale. Pensiamo a quanta eloquenza vuota abbonda anche nel nostro tempo, in ogni ambito della vita pubblica, nel commercio come nella politica".
"La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono", conclude.