AGI - "Mi rivolgo a tutti voi, Fratelli della Comunita' Ebraica italiana, per esprimervi la mia sincera amicizia e trasmettervi tutto il mio affetto nel solenne 'Giorno della Memoria": Inizia così la lettera inviata da Emanuele Filiberto di Savoia alle Comunità Ebraiche Italiane
Scrivo a voi, Fratelli Ebrei, nell'anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, data simbolo scelta nel 2000 dal Parlamento della Repubblica Italiana, a memoria perpetua di una tragedia che ha visto perire per mano della follia nazi-fascista 6 milioni di ebrei europei, di cui 7500 nostri fratelli italiani".
"È nel ricordo di quelle sacre vittime italiane che desidero chiedere ufficialmente e solennemente perdono a nome di tutta la mia famiglia. Ho deciso di fare questo passo, per me doveroso, perché la memoria di quanto accaduto resti viva, perché il ricordo sia sempre presente", si legge ancora.
"Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle e con me tutta la Real Casa di Savoia e dichiaro solennemente che non ci riconosciamo in ciò che fece Re Vittorio Emanuele III: una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un'ombra indelebile per la mia famiglia, una ferita ancora aperta per l'Italia intera". Questo è un altro passaggio importante all'interno del testo.
"Condanno la firma delle leggi razziali nel ricordo della visita alla nuova Sinagoga di Roma che proprio mio bisnonno Vittorio Emanuele III fece nel 1904, dopo che il 13 gennaio dello stesso anno si disse addirittura favorevole alla nascita dello stato ebraico e cosi' si espresse: 'gli ebrei, per noi, sono italiani, in tutto e per tutto".