AGI - “Ho iniziato a esporre i miei motivi d’appello e il procuratore generale mi ha stoppato poco dopo dicendomi: ‘Avvocato, il suo dotto appello possiamo leggerlo tutti. Il diritto alla salute viene prima di quello alla difesa”. Roberta De Leo, esperta legale milanese, racconta all’AGI quanto accaduto in un’aula del Palazzo di Giustizia di Milano annunciando una segnalazione al suo Ordine professionale per la compressione del diritto alla difesa, avallata poi anche dall’intervento della presidente del collegio davanti al quale si celebrava il processo.
“Io e il mio collega di studio avevano chiesto che il nostro processo, un appello per bancarotta fraudolenta, avvenisse in presenza – spiega -. C’erano 3 cause da discutere in presenza, fissate una a 15 minuti dall’altra, davvero un tempo ristretto, poi una decina di altri processi cartolari. La nostra udienza era fissata alle 9 e 15, ma i giudici sono comparsi alle 9 e 40, senza nemmeno scusarsi del ritardo”.
Dopo gli interventi succinti del pg e della parte civile, l’avvocato De Leo prende la parola: “Siamo in un processo durato due anni in primo grado con sette capi d’imputazione e un’infinità di questioni. Insomma, fatti complessi. Inizio a trattare un punto, parlo una ventina di minuti e il pg, molto nervosa, mi interrompe lamentando che ‘fa freddo, c’è troppo frastuono perché le porte sono aperte e sembriamo tutti dei mostri con queste maschere’ e quindi chiede alla Corte di interrompermi perché tanto il ‘suo dotto appello possiamo leggerlo tutti’ e poi il diritto alla salute viene primo di quello alla difesa’”.
A quel punto, De Leo dice che si sarebbe attesa “parole di saggezza dalla presidente che invece, annuendo, ha affermato: ‘Avvocato, c’è il Covid, possiamo leggerlo il suo appello’”. La legale fa presente allora di avere scelto il processo in presenza nell’ambito del quale “va rispettato il principio dell’oralità” ed esprime tutta la sua "amarezza per le sorti del processo penale”.
“Il diritto alla difesa e quello alla salute hanno pari dignità costituzionale – osserva – per quanto riguarda questa fase emergenziale ci ha pensato il legislatore a farne un bilanciamento prevedendo il processo cartolare. Ma io avevo chiesto il processo in presenza”. La sentenza è arrivata in serata con uno ‘sconto’ di tre mesi rispetto al primo grado.