AGI - “Questo cippo , posato su suolo pubblico, è chiaramente apologia di fascismo. Per questo l'Anpi chiede che venga rimosso”. A Trecate, popoloso centro alle porte di Novara, in questi giorni non si parla d’altro. E’ esplosa infatti una vivace polemica su un piccolo monumento eretto, con l’autorizzazione del Comune alla memoria di un giovane di 17 anni, Vittorio Dorè, militante fascista, morto in questo luogo per mano dei partigiani poco dopo il 25 aprile 1945.
L'Associazione nazionale partigiani ha organizzato un presidio davanti al monumento, per ribadire con forza la propria richiesta. “Nel 2017 – spiega Riccardo Ferrigato dell’Anpi – dopo che era già stata proposta all’amministrazione precedente (di centrosinistra, ndr) e non approvata, l’attuale amministrazione guidata dal sindaco Federico Binatti di Fratelli d’Italia, ha dato il via libera a un progetto di sistemazione della piccola croce di ferro posata qui settant’anni fa, che riportava il nome di Vittorio Dorè, la data di nascita e la data di morte. Questi progetto – prosegue Ferrigato – di sistemazione della croce è un po’ assurdo, perché la croce è sparita e in compenso è comparsa una scritta enorme che è chiaramente fascista”.
Il giovane inquadrato nelle 'Fiamme Bianche'
La storia di Vittorio Dorè assomiglia a quelle che in molte parti d’Italia si sono susseguite con una scia di morte dall’una e dall’altra parte. Il giovane era nato l’11 dicembre 1928 a Fidenza (Parma), da dove si era trasferito con tutta la famiglia, a Novara. Dopo l’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica di Salò e fu inquadrato nelle 'Fiamme Bianche', i battaglioni giovanili dell’Opera Nazionale Balilla. Anche sua sorella Wanda Jolanda Dorè, aderì come volontaria alle forze repubblichine, e fu aggregata alle camicie nere della 'Ettore Muti' di Milano. Entrambi sono morti tra il 25 aprile e la metà di maggio.
Il progetto approvato dalla Giunta comunale
“Il progetto approvato dalla giunta Binatti nel 2017 – precisa Ferrigato – non era questo. Nei disegni allegati, ci si era dimenticati di scrivere nero su bianco che cosa sarebbe stato riportato sulla lapide. Per cui di fatto non c’è un documento in cui sia evidenziato questo testo e un atto formale di approvazione”. Il sindaco Binatti si era chiamato fuori: “Il Comune – aveva detto Binatti - ha ricevuto una richiesta da parte di un professionista per conto della famiglia. C’era il parere positivo della Sovrintendenza, non si chiedeva un soldo al Comune, perciò abbiamo dato l’autorizzazione”.
A Trecate i nervi sono tesi, anche perché questa vicenda è deflagrata all’inizio della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale. Qui si voterà nella prossima primavera, e il sindaco Binatti (che è anche presidente della Provincia) mira al secondo mandato. (AGI)