AGI - Entra nel vivo l'inchiesta della Procura di Bergamo sul piano pandemico, alimentata dalla denuncia di Francesco Zambon, il funzionario dell’Oms che ha raccontato di essere stato invitato 'con le cattive' dal numero due dell'organizzazione, Ranieri Guerra, a posticipare la data dal 2006 al 2017 per farlo sembrare aggiornato.
Su disposizione dei magistrati, la Guardia di Finanza ha effettuato acquisizioni e sequestri, soprattutto di materiale informatico, al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore della Sanità, in Regione Lombardia e nelle Ats di Milano e Bergamo.
Possibile omissione in atti d'ufficio
L’intento è quello di ricostruire se ci siano state lacune tali da configurare l’ipotesi di omissione in atti d’ufficio in relazione al piano nazionale e alla sua ‘applicazione’ in ambito territoriale. Attività della Guardia di Finanza sono in corso anche nell’Asst di Seriate da cui dipende l’ospedale di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto dopo 3 ore il 23 febbraio.
Da considerare, nel caso dell’ipotesi di omissione, la competenza territoriale che potrebbe spostarsi a Roma almeno per quanto riguarda il presunto mancato aggiornamento del piano nazionale del 2006. Le acquisizioni si spiegano con la convocazione per il 20 gennaio di 4 alti dirigenti del Ministero: l’attuale direttore generale Giuseppe Ruocco, il suo predecessore Claudio D’Amario, e altri due dirigenti coinvolti nella preparazione del piano, Francesco Maraglino e Anna Caragha.
Le scorte di farmaci nel deposito degradato
La Gdf è entrata in tutti i loro uffici. Secondo la ricostruzione della Procura, l’alert del 5 gennaio dell’Oms e la dichiarazione di fine gennaio sulla pandemia avrebbero dovuto far scattare l’applicazione delle fasi successive al 'livello 3' del piano pandemico.
Gli inquirenti vogliono capire se la Regione e le Ats abbiano recepito le indicazioni generali nei piani di dettaglio e, tra le altre cose, come mai gli antivirali previsti dal piano, fossero in un deposito del Ministero vicino a Roma in condizioni di degrado. Guerra aveva assicurato ai pm durante la sua deposizione che le scorte di antivirali erano pronte. L’esistenza di un piano 'locale', ragionano in Procura, avrebbe potuto portare a un triage nell’ospedale di Alzano dove invece pazienti ‘puliti’ e ‘sporchi’ si mischiarono innescando una miccia che avrebbe poi dato origine al focolaio nella zona più piegata dal Covid.