AGI - I tribunali di sorveglianza sono nel caos. Afflitti da anni da una carenza cronica di risorse umane e materiali, adesso fanno fatica pure a fronteggiare l'attività ordinaria per colpa della pandemia "con gravi ricadute sui tempi di evasione delle istanze".
E chiedono, "anche attraverso apposita interlocuzione con il ministero della Giustizia", una serie di provvedimenti concreti che incidano sull’organizzazione dei loro uffici.
È quanto fa sapere, in una lunga nota, il Coordinamento nazionale all’esito del seminario on line di quattro giorni fa. Una situazione che i presidenti dei tribunali di sorveglianza avevano già rappresentato il 27 novembre scorso durante l'audizione davanti alla VII Commissione del Csm: in quella sede è stata richiamata l'attenzione sulle scoperture degli organici del personale amministrativo non solo per le oggettive elevate percentuali, che si collocano generalmente tra il 20 e il 50%, ma anche per le ridotte dimensioni dei singoli uffici con conseguente sproporzione tra le piante organiche del personale amministrativo e quelle dei magistrati, già di per sé non adeguate all’aumento di competenze in materia di esecuzione penale che si è registrato a partire dal 2013 e fino ad oggi.
E ancora: nel documento vengono rilevate "carenze materiali", quali "l’inadeguatezza strutturale ed edilizia di molte sedi", la "mancata previsione, salvo rare eccezioni, di aule di udienza assegnate o coassegnate agli uffici e ai tribunali di sorveglianza", l’"assenza per lo più di sistemi di videoconferenza specificamente assegnati agli uffici".
Quanto alle risorse umane, prosegue il Conams, "nel corso del presente anno la situazione si è ulteriormente aggravata poiché il personale amministrativo effettivamente presente negli uffici è stato ammesso, seppur in minima parte, al lavoro agile, situazione che ha ulteriormente contratto le risorse disponili a fronte della rilevante mole di procedimenti urgenti evasi da marzo a giugno 2020 in conseguenza dell’emergenza sanitaria e la ripresa dell’ordinaria attività giudiziaria dal mese di luglio".
Dunque, l'attuale "contesto emergenziale", secondo le toghe di sorveglianza, "dovrebbe essere l’occasione per affrontare, in modo definitivo e strutturale, le plurime e più volte segnalate criticità degli uffici, prevedendo un’organizzazione del lavoro coordinata con le precedenti fasi del processo penale, inserendo anche la giurisdizione rieducativa nell’ambito del processo penale telematico, che prevede la dematerializzazione del fascicolo e la firma digitale dei provvedimenti, il cui progetto viceversa tralascia inspiegabilmente di considerare questa fase del giudizio".
Il Conams, dunque, auspica che il "segnale di attenzione" dimostrato dal Consiglio superiore della magistratura "si traduca, anche attraverso un'apposita interlocuzione con il ministero della Giustizia, in provvedimenti concreti che incidano sull’organizzazione degli uffici di sorveglianza tenendo conto della loro specificità sia in quanto uffici che, pur dotati di autonomia funzionale, hanno per lo più dimensioni medio-piccole, sia in relazione alla peculiarità della giurisdizione rieducativa e di quella finalizzata a garantire il rispetto dei diritti dei detenuti, settori, in entrambi i casi, connotati dalla necessità di risposte tempestive e non dilazionabili".