AGI Un'attesa del Natale che è più che mai desiderio di vivere la festa in famiglia, con le poche persone che normalmente si frequentano- la mamma, il nonno, il fratello, i figli - nonostante la convivenza con il Covid, e spesso senza nemmeno togliersi la mascherina. Il problema è che se abiti dall'altra parte della strada, sei in un altro comune.
L'attesa dell'Avvento a San Vito, nel Riminese, si concentra sulle eventuali modifiche del dpcm del governo in attesa di sapere se nel caso in questione nel piccolo centro - poco più di 3000 abitanti su un territorio diviso tra i comuni di Rimini, Sant'Arcangelo di Romagna e San Mauro Pascoli, al confine tra la Provincia di Forlì Cesena e la Provincia di Rimini - si potrà stare insieme a Natale, visto l'attuale divieto di spostamento tra un comune e l'altro per la festa più attesa dell'anno.
"Si comprende la situazione, ne teniamo conto, però non riteniamo giusta questa cosa nei nostri confronti - spiega all'AGI Piero Ricci della Pro Loco di San Vito - a doverla vivere così, ci sembra ridicola, insomma. Quello che riferisco è un sentimento comune, in questi giorni nel parlavo anche con il parroco; diciamo che è una cosa un pò così, delicata".
"Rispetto della legge sì - spiega ancora Ricci - ma siamo anche una comunità e non possiamo essere divisi per questo". Col paradosso della chiesa nel comune di Rimini, a far da spartiacque dell'intero territorio, e che per assurdo potrebbe essere raggiunta solo dai riminesi.
"Qui basta che attraversi la strada e sei già in un altro comune - racconta all'AGI Thomas Tassinari del Bar Sport di San Vito - per Natale speriamo che almeno tra comuni si possa uscire: io qui al bar sono sotto Sant'Arcangelo ma basta che attraversi la strada, via Vecchia Emilia, e sono a Rimini. La mia situazione per Natale? È buona, perché sto a Sant'Arcangelo e ho la mamma a Sant'Arcangelo".
Ma, stima il barista, "per me un 50% delle famiglie sarà diviso: tutti si lamentano, il momento è quello che è, il lockdown ci ha fatto male, normale voler passare il Natale con i genitori che abitano dall'altra parte della strada. Il bar? Da quando siamo diventati gialli un po' di più si lavora, i miei clienti sono quelli di passaggio, quelli sotto Rimini, quelli sotto San Mauro, e quelli sotto Sant'Arcangelo: bene o male sono qui, sono l'unico bar nel paesino, è un bar tabacchi. L'importante - conclude - è sempre la salute, poi il resto in qualche modo lo sistemiamo".
Portavoce del sentimento comune, il sindaco di Sant'Arcangelo Alice Parma, portavoce dei tre comuni e pronta a dare battaglia. "Abbiamo mandato un a lettera al premier Conte e per conoscenza anche al presidente della Regione Bonaccini. Il tema non è ricongiungimento di cene e pranzi tra parenti e familiari numerosi e distanti, cosa che non è assolutamente auspicabile al fine del contenimento del virus - spiega il sindaco - ma in una situazione come quella di San Vito esistono famiglie che hanno magari il nonno dall'altra parte della strada dove, di fronte, il comune è Rimini, e dove stanno i figli è Sant'Arcangelo. Quindi, un ricongiungimento familiare che sia la possibilità di non tenere lontani figli e anziani soli, o i figli che abitualmente stanno con i nonni e che sono il loro supporto, ma anche fratelli che stanno uno di fianco all'altro ma il confine è proprio lì e il numero civico è in uno dei tre comuni".
"Dal caso specifico - spiega ancora il sindaco di Sant'Arcangelo all'AGI - si è partiti per una riflessione sulla mobilità interprovinciale legata tenendo conto dei comuni molto piccoli, molti dei quali ad esempio sono in Val Marecchia. Ovviamente - conclude - ci si rifà sempre al buonsenso delle persone, ma come abbiamo visto in alcuni casi il buonsenso non basta".