AGI - Milano fa un passo avanti verso la salute e il rispetto degli altri con il Regolamento per la qualità dell'aria, approvato in consiglio comunale. A partire dal 1 gennaio bandisce il fumo di sigaretta all'aperto, tranne che in luoghi isolati: dalle fermate dei mezzi pubblici ai parchi, fino ai cimiteri e alle strutture sportive, come gli stadi, sarà proibito fumare nel raggio di 10 metri da altre persone.
Un provvedimento che punta sia a ridurre il Pm10, sia a proteggere i cittadini dal fumo passivo, salutato con entisiasmo da Lorenzo Spaggiari direttore della chirurgia toracica dello Ieo, l’Istituto europeo di oncologia di Milano, che da anni porta avanti la battaglia iniziata dal suo fondatore Umberto Veronesi contro le sigarette.
Felicissimo che il fumo venga messo all'angolo, per noi è il male assoluto
“Sono felicissimo! Come chirurgo oncologo non posso che essere contento del fatto che il fumo, non il fumatore, ma il fumo di sigaretta venga messo sempre più in un angolo perché per noi è il male assoluto” ha spiegato in una intervista all’AGI. Il fumo di sigaretta “per un oncologo polmonare è quella cosa che sai che è la causa di tutti i problemi dei tuoi pazienti” e quindi bene queste limitazioni “per i pazienti che anche se sono ‘forzati’ a fumare meno, avranno un beneficio in termini di salute”.
Tuttavia questo è un 'primo step' lungo la via dei divieti, in quanto non vieta del tutto sigarette e sigari all'aperto ma introduce il limite della distanza: proibito fumare nel raggio di 10 metri dagli altri.
Per le grandi rivoluzioni ci vuole tempo
Nel regolamento del Comune di Milano c’è già una data futura in cui il divieto di fumo sarà esteso a tutte le aree pubbliche all’aperto: il primo gennaio 2025, con una anticipazione di 5 anni rispetto alle intenzioni manifestate mesi fa dal sindaco Sala che parlava del 2030. “Se facciamo questo – sottolinea Spaggiari - riusciamo a far passare un progetto che ha una sua valenza. Tutte le cose fatte da un giorno all’altro poi trovano grosse difficoltà nella realizzazione. La persona deve abituarsi”.
Si poteva fare di più? "Noi siamo un Paese dove le cose devono essere fatte piano, perche' le grandi rivoluzioni fanno fatica ad essere accettate" replica il professor Spaggiari. "E intanto il primo concetto è che chi vuole fumare, non deve fare del male agli altri".
Questo è un aiuto istituzionale, ben venga
Come quando usci la cosiddetta legge Sirchia che nel 2003 vietò il fumo al ristorante, cosa che “oggi sarebbe impensabile da fare, per tutti”. “Le cose vanno fatte con calma - sottolinea -, le persone vanno aiutate, e questo è un aiuto istituzionale: ben venga”.
E' un gesto di grande civiltà: 'se vuoi fuma ma non impormi il tuo vizio'
"Il fumo passivo è un fumo tossico, aumenta di molto la probabilità di malattie oncologiche, anche all'aperto". E' senza dubbio "un gesto di grande civiltà quello di dire se vuoi fumare all'aperto puoi, ma devi stare lontano da chi non fuma, non devi imporre il tuo vizio a chi non fuma". E con questo il professore anticipa la replica a quanti parleranno di una limitazione della libertà individuale imposta dal regolamento: è il contrario.
Servono campagne antifumo e educazione civica
Per Spaggiari "Questo e' un primo passo", l'altro, pure molto rilevante, sarebbe far comprendere bene alle persone fin dall'infanzia "con l'educazione civica, che fumare è come la droga: il fumo e' una droga, c'e' dipendenza". “Queste prese di posizione forti andrebbero associate a delle campagne antifumo molto importanti. Far capire alle persone, soprattutto ai giovani nelle scuole, che l’utilizzo delle droghe che creano tossicodipendenza, tra cui il fumo e l’alcol, sono cose da cui bisogna stare molto lontani”.
Per non parlare di un altro aspetto, quello dei costi di cui la società si fa carico per tutte le malattie che il fumo porta con se'. "Se nel mondo si smettesse di fumare, scomparirebbero l'85 per cento dei tumori del polmone, e l'85% degli interventi".
L'85% dei tumori al polmone è causato dal fumo di sigaretta
Il tumore del polmone infatti è causato per l’85% dal fumo di sigaretta e dall’associazione, alcune volte, di altri fattori come possono essere l’amianto e il radon. “Ma mentre il radon - continua il professore - non possiamo evitarlo in Lazio e in Lombardia, dove c’è una percentuale superiore rispetto ad altre regioni, però il fumo di sigaretta sì, è una scelta personale, che possiamo decidere di evitare”. Insomma “se una persona vuole fumare almeno che ci sia la possibilità di rispettare gli altri”.