AGI - Un settore tra incertezza gestionale e “buchi” di bilancio, tra confusione manageriale e bassi livelli essenziali di assistenza. Nel pieno della seconda ondata del coronavirus, la sanità calabrese, da 11 anni in piano di rientro e da 10 anni commissariata, vive giorni estremamente tesi, a causa delle polemiche legate alla figura del commissario ad acta, dopo la nomina da parte del governo di Giuseppe Zuccatelli in luogo dell'ex generale dei Carabinieri Saverio Cotticelli, finito nell'occhio del ciclone per aver ammesso in tv di non sapere che tra le sue competenze era ricompreso il piano anti Covid per la Calabria. Al posto di Cotticelli, Palazzo Chigi ha indicato Zuccatelli, già in passato presidente di Agenas e con incarichi in varie regioni d'Italia, attuale commissario straordinario dei due ospedali di Catanzaro. Ma anche su Zuccatelli è scoppiata un'autentica bufera dopo che è diventato virale un suo video in cui si pronuncia sull'inutilità delle mascherine per contrastare la diffusione del coronavirus.
La situazione si è ulteriormente complicata alla luce della proroga del commissariamento disposta dal governo con un nuovo "Decreto Calabria" e poi per la ridda di nomi circolate sui nomi di possibili commissari della sanità calabrese, come quelli del fondatore di "Emergency", Gino Strada. Strada, ieri, ha rotto il silenzio confermando i contatti con il governo, ma precisando di "non aver ricevuto alcuna proposta formale" e di "essere disponibile solo se ci fossero la volontà e le premesse per un reale cambiamento". Mentre su alcuni organi di informazione locali circolano altri nomi di "superamento" dell'impasse, come quello del manager laziale Narciso Mostarda, di area Pd, Zuccatelli, stamane, pur precisando di non aver ancora ricevuto il decreto di nomina a commissario, ha specificato di non avere intenzione di dimettersi "spontaneamente" ma solo "se il ministro e il governo me lo chiederanno".
Gino Strada: "Nessuna proposta formale dal Governo"
A rendere il quadro ancora più caotico, la posizione della Regione guidata, dopo la scomparsa della governatrice Jole Santelli, dal presidente facente funzioni della Giunta, il leghista Nino Spirlì, in aperta contrapposizione con il governo nazionale e fortemente contrario all'ipotesi Strada: "Non abbiamo bisogno di medici missionari africani, si guardi invece alle tante professionalità che ci sono in Calabria", ha detto Spirlì, molto critico comunque anche sulla scelta di Zuccatelli. La confusione si sta dipanando nel momento in cui l'emergenza coronavirus si è materializzata anche in Calabria, dichiarata "zona rossa" dal governo nazionale soprattutto per il timore che la regione non riesca a reggere all'urto di un'ondata incontrollata del Covid 19 a causa della fragilità del sistema sanitario.
Una fragilità ben "fotografata" dai numeri emersi dall'ultimo Tavolo Adduce, il tavolo di monitoraggio interministeriale sull'attuazione del piano di rientro della sanità calabrese, che si è tenuto il 9 e il 10 ottobre scorso e che - secondo gli addetti ai lavori - ha di fatto segnato la "condanna" dell'operato di Cotticelli. Nel verbale conclusivo del Tavolo Adduce in primo luogo si ribadisce che "nelle regioni sottoposte a piano di rientro e commissariate, il potere-dovere di predisporre e adottare il programma operativo Covid-19, compete esclusivamente alla struttura commissariale". Quindi si mettono nero su bianco le gravi criticità che caratterizzano la gestione della sanità in Calabria, che. si legge nel verbale del Tavolo Adduce, "a consuntivo 2019 presenta un disavanzo di 225,418 milioni", rideterminato in 118,8 milioni "dopo il conferimento delle coperture delle aliquote fiscali".
Ritardi di 800 giorni sui pagamenti
La verifica interministeriale ha poi registrato "la gravità dello stato dei pagamenti delle aziende del Servizio sanitario della Regione Calabria… con ritardi fino a oltre 800 giorni" e ha richiamato "l’attenzione della struttura commissariale in considerazione del fatto che, sulla base della stima operata dall’advisor, sembrerebbe profilarsi anche per il 2020 un disavanzo, -113 milioni - non coerente con le coperture preordinate dal Piano di rientro (pari a circa 100 milioni)", spiegando che "se tale proiezione dovesse confermarsi, si presenterebbero le condizioni per l’attivazione anche nel 2021 delle misure sanzionatorie previste, l’ulteriore aumento sull’anno d’imposta 2021 dello 0,15% e dello 0,30% rispettivamente di Irap e Irpef oltre che il blocco dei trasferimenti non obbligatori del bilancio regionale".
Ma anche sulla qualità dell'offerta sanitaria della Calabria il Tavolo Adduce esprime una valutazione molto negativa, annotando "nel 2019 un punteggio provvisorio pari a 139, in rilevante peggioramento rispetto alla precedente annualità e collocando la regione nella soglia di non adempienza".