AGI - "La scuola è un formidabile strumento di tracciamento". Così il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina intervenedo ai microfoni di 'Radio anch'io' su Radio 1. "Abbiamo chiesto i test rapidi da metà agosto, è importante farli per velocizzare le procedure ed evitare di mandare in quarantena intere classi".
Per la Azzolina il problema è che "si deve stabilire chi deve fare i test rapidi agli studenti e come vanno fatti. C'è un protocollo fatto dall'Iss insieme al ministero dell'Istruzione e della Salute, ma - spiega - quel protocollo andava bene prima quando le Asl e il Paese non erano in affanno".
Nelle scuole il 3,5% dei focolai
"I dati sui contagi nelle scuole li hanno le Asl e li comunicano all'Istituto superiore di Sanità che pubblica un rapporto complessivo una volta a settimana, l'ultima volta ha riferito che c'è il 3,5% di focolai rispetto a quelli di tutto il paese". "Sono dati buoni anche rispetto agli altri Paesi europei" sottolinea.
Con chiusura scuole si rischia disastro educativo
Per il ministro dell'Istruzione chiudendo le scuole "rischiamo un disastro educativo, sociologico, formativo, psicologico. Un bambino che deve imparare a leggere e a scrivere, non può farlo da dietro uno schermo. Dobbiamo essere molto prudenti, i ragazzi hanno diritto ad un pezzo di normalità nella loro vita, a mettere la sveglia la mattina a essere stimolati e motivati".
"La scuola è la principessa delle attività produttive"
La Azzolina torna a sottolineare l'importanza sociale della scuola definendola "la principessa delle attività produttive" e ripete "continuerò a battermi per tenerle aperte". "Compatibilmente con la situazione epidemiologica dobbiamo provare a tenerle aperte. Anzi - aggiunge - anche laddove ci fossero ulteriori restrizioni più si limitano le attività fuori la scuola, più si abbassano i rischi dentro la scuola, perché dentro la scuola le regole ci sono".
E' importante non "accumulare dispersione scolastica soprattutto in alcune regioni del sud. Oggi un bambino campano, a causa di un regionalismo delle diseguaglianze, non ha lo stesso diritto di andare a scuola di un bambino lombardo e veneto" conclude.