AGI - Per vedere sbloccato l'iter amministrativo dello stadio dell'As Roma a Tor di Valle, il moderno Colosseo giallorosso di cui si parla da 6 anni, c'è ancora da attendere. Intanto il gruppo Cpi, riconducibile all'imprenditore ceco Radovan Vitek, in predicato di acquistare i terreni su cui sorgerà l'impianto sportivo, muove i primi passi in città tentando di sbloccare l'affare del centro commerciale Maximo al Laurentino.
Il mese scorso infatti Cpi Group ha rilevato da Unicredit gli asset di diverse società, tra cui Capital Dev e Parsitalia, in precedenza di proprietà di Luca Parnasi, saldando le pendenze che avevano con l'istituto di credito. Dentro alla Capital Dev c'è anche la Parsec 6, una delle due aziende che ha realizzato il nuovo shopping center del Laurentino.
I gestori della struttura hanno annunciato la volontà di aprire il centro commerciale il 27 novembre, nonostante il Campidoglio non abbia ancora concesso il certificato di agibilità perché non sono state completate tutte le opere di compensazione urbanistica previste dalla convenzione tra il Comune ed i proponenti.
Un problema di agibilità
La Parsec 6 sostiene di aver realizzato il 60% della piazza pedonale prevista vicino allo shopping mall, mentre l'altro costruttore l'Immobildieci (riconducibile ad una famiglia di immobiliaristi romani) non avrebbe fatto altrettanto con la sede del Municipio IX prevista nella zona.
Un classico dell'urbanistica romana degli ultimi decenni, dove le opere di compensazione spesso hanno tardato ad arrivare. Dopo il ricorso della Parsec, il Tar del Lazio ha fissato la discussione nel merito il 14 dicembre. Mentre il Campidoglio cerca di mediare con l'annuncio di un tavolo con le parti per cercare di dirimere la questione. Con la possibilità di nuovi strascichi legali.
Lo stadio intanto attende. Il Campidoglio aspetta di chiarire alcune questioni con la Città Metropolitana e la Regione Lazio prima di poter approvare la variante e convenzione urbanistica in giunta, ultimo atto formale prima di votare i testi in Assemblea Capitolina e dare il via libera ai lavori.
La sindaca Virginia Raggi ha parlato più volte della sua volontà di varare la convenzione in Aula entro il 2020, ma tra la pandemia di Covid e le divisioni nella maggioranza M5s sul dossier la possibilità di una approvazione dei testi il prossimo mese appare più remota.
Il Maximo aprirà il 27 novembre?
Più imminente sembra invece l'apertura del Maximo. La struttura, oltre 60 mila metri quadri su tre piani, ospiterà 158 esercizi commerciali tra cui importanti brand internazionali, quali Primark, gigante irlandese dell'abbigliamento low-cost per i giovani alla sua prima apertura a Roma. E poi Decathlon, Maisons du Monde, Pam, Euronics OVS, Pellizzari, H&M, ed altri marchi molto popolari.
A completare l'offerta di esercizi commerciali, la struttura ospita oltre 30 ristoranti, bar, cafeterie, wine-bar, 17 attività artigianali, street food di chioschi con tipicità, un cinema-multisala UCI Luxe con 7 'sale' per una capacità di 550 posti, arredate con poltrone-salotto. Presente anche un centro medico per esami e terapie, con servizi di primo soccorso, un 'Joy Village'.
Per l'amministratore delegato di Parsec6 Giuseppe Colombo: "È un grande orgoglio portare brillantemente a conclusione la realizzazione di questo complesso commerciale polifunzionale che indubbiamente rappresenta un importante valorizzazione socio-economica del territorio in cui è insediato".
"Atto arrogante e sconsiderato"
Al 27 novembre manca poco, ma i problemi con l'amministrazione capitolina non sono per niente risolti. "Forse ai proponenti del Centro commerciale Maximo non è ben chiaro che alla città di Roma, al Municipio IX, interessano le opere pubbliche previste in convenzione e finché non saranno completate e collaudate non sarà rilasciata alcuna autorizzazione commerciale". Lo scrive su Facebook Carlo Maria Chiossi, presidente della Commissione capitolina Urbanistica, parlando di "discordia tra Comune di Roma e proponenti" del complesso.
"L'annuncio unilaterale dell'apertura - prosegue Chiossi - è un atto sconsiderato, arrogante verso il Comune e senza rispetto per i molti giovani e meno giovani che attendono di poter lavorare nel centro Maximo. Gli interessi del quartiere e della città vengono prima di tutto, non permetteremo che anche questa volta le opere pubbliche restino delle eterne incompiute".