AGI - "In questa seconda ondata siamo messi peggio di marzo, c'è un coinvolgimento del Centro-Sud che ha servizi sanitari più fragili; abbiamo di fronte 4-5 mesi di autunno-inverno e ancora i servizi sanitari non hanno sperimentato il sovraccarico dell'epidemia influenzale stagionale. Il personale sanitario è meno motivato e ci sono attriti tra governo e enti locali che impediscono di prendere le misure più opportune". Lo ha detto in audizione alla Commissione Sanità del Senato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
Rt sottostimato
"L'Rt viene calcolato solo sui casi sintomatici, non è una misura tampone dipendente. Ma proprio per questo rischia di sottostimare la circolazione del virus" ha spiegato Cartabellotta. "Oggi abbiamo una percentuale di casi sintomatici che è di circa il 33%, quindi di fatto l'Rt non calcola il 66% del resto dei casi asintomatici".
Con questo metodo, ha proseguito "oggi valutiamo 1,7 Rt nazionale, ma se avessimo la possibilità di includere nel calcolo anche i soggetti senza sintomi avremo verosimilmente un numero molto più elevato".
Impossibile verificare contagi ed Rt nelle scuole
"Non siamo riusciti a mettere su un servizio adeguato di sorveglianza epidemiologica sui contagi nella scuola" perché non si riesce a distinguere "lo studente che si contagia dal luogo del contagio. E' un dato impossibile riuscire a verificare".
"Le scuole - ha precisato il presidente Gimbe - sono state messe in sicurezza in maniera adeguata, ma poi quanto il soggetto che frequenta la scuola possa contagiarsi durante il viaggio sui trasporti pubblici o nelle attività ricreative è un dato che non conosce nessuno ed è molto difficile da identificare".
"Il ministero dell'Istruzione ha pubblicato per tre settimane i dati dei contagi nella scuola, tra studenti, docenti e personale non docente, ma non abbiamo una mappatura dettagliata dei contagi" ha aggunto.
Secondo Cartabellotta, "la possibilità di calcolare l'Rt sulle scuole è di fatto impossibile. Al di sotto di una dimensione provinciale non c'è un numero di casi sufficiente per poter effettuare un calcolo" ha concluso.
Inseguendo i numeri arriviamo al lockdown
Nella lotta alla pandemia "è la strategia generale che va rivista, perché all'inseguimento dei numeri del giorno finiremo comunque per arrivare a un lockdown generalizzato, una preoccupazione di tutti perché nessuno lo vuole, l'economia non si puo' fermare in questa fase molto delicata".
"In questa fase di risalita della curva - ha aggiunto - era più opportuno cominciare a ragionare a livello locale, era importante che tutti gli amministratori locali si prendessero la responsabilità, seppur impopolare, di effettuare delle restrizioni. Più in alto spostiamo il livello decisionale, più le misure prescrittive coinvolgono in maniera univoca territori dove la crescita del contagio non è così preoccupante".
"Ma anche questo fa parte di una strategia, come il meccanismo dei ristori che dovrebbe essere garantito direttamente al singolo amministratore locale che prende delle decisioni. Altrimenti è ovvio che rischiamo di arrivare a un lockdown generalizzato".
Per Cartabellotta "il problema delle misure drastiche è legato al fatto che oggi, rispetto a ieri, sappiamo quali sono i tempi medi per ottenere dei risultati in termini di abbattimento della curva: oggi siamo in una situazione di lockdown light o misure intermedie e queste difficilmente riusciranno a produrre un abbattimento della curva a 28 giorni di oltre il 50%, quindi non è escluso che nelle prossime settimane - ha concluso - se la curva non dovesse stabilizzarsi o comunque avere una flessione importante, possano esserci delle misure ulteriori".