AGI - "E' stata l’estate sciagurata in cui molti hanno ritenuto di poter fare come se l’infezione non esistesse più. Le scuole sono state un modesto amplificatore successivo, ma nella globalità della ripresa di tutte le attività”. Lo ha detto a Buongiorno, su Sky TG24, Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, riflettendo su cosa abbia fatto da "detonatore", per la nuova ondata di contagi.
Rispetto alla precedente ondata però, “stavolta sappiamo di avere il nemico in casa. A questo punto - ha aggiunto - se non c’è qualche freno dato da qualcuno, non so per quali interessi, dovremmo essere in condizione di gestire meglio la situazione. Però attenzione: nessun sistema sanitario al mondo regge un tracciamento dei contatti quando le infezioni diventano qualche migliaio al giorno. Non ci si riesce e bisogna fare altre cose: una sono i tamponi diffusi, cosa non facilissima da fare ma che va fatta e che sarebbe stata da fare anche molto prima”.
"Voglio tentare di essere ottimista, sottolineando il fatto che se si guarda alle curve dei Paesi vicini si vede chiaramente che, spostando indietro le loro curve, coinciderebbero esattamente con le nostre, con un paio di settimane di intervallo"., ha continuato.
"Ci mettono di fronte a quello che ci si può aspettare nel prossimo futuro, se non che, senza interventi decisi, le nostre curve possano prendere un andamento più veloce. Mi auguro veramente con tutto il cuore di no, ma che ci sia allarme e che vada considerato con estrema attenzione ormai l’abbiano capito quasi tutti”.
“Non credo arriveremo a 30mila casi nel giro di qualche giorno - ha aggiunto Galli - però questa settimana sarà difficile vedere un decremento di casi, perché quello che stiamo per vedere è già accaduto dal punto di vista dell’infezione. Sono gli interventi che partono da oggi che ci si augura aiutino ad invertire la tendenza in maniera abbastanza decisiva. Il messaggio è che ci dobbiamo mettere tutti quanti a fare il possibile perché questa cosa avvenga e impegnarci a stare più in casa, avendo meno contatti o limitandoli a quelli strettamente necessari”.