AGI - Ha guidato l'Associazione nazionale magistrati dal 2008 al 2012, dal 2014 al 2018 è stato togato al Csm, esponente di punta della corrente di Unità per la Costituzione.
Dopo anni di incarichi ai vertici dell'associazionismo giudiziario, Luca Palamara - pm di Roma sospeso da oltre un anno dalle funzioni e dallo stipendio dopo l'inchiesta di Perugia che lo vede coinvolto per corruzione ed espulso in via definitiva dall'Anm nello scorso settembre - è stato oggi radiato dalla magistratura: la sanzione massima prevista dalla legge (che la disciplinare, negli ultimi 11 anni, ha inflitto a 22 magistrati) è arrivata dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio.
"Pronto a ricorrere in Cassazione e a Strasburgo"
"Porto e porterò sempre la toga nel cuore", ha detto Palamara, in conferenza stampa nella sede del partito Radicale, affermando di "essere consapevole di aver pagato per tutti, per un sistema che non funziona". Di certo, dopo il deposito delle motivazioni della sentenza disciplinare, fissato in 90 giorni, l'ex pm farà ricorso alle sezioni unite civili della Cassazione e l'intenzione è anche quella di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Il suo difensore, Stefano Giaime Guizzi, lasciando oggi Palazzo dei Marescialli, ha sottolineato che quella del 'tribunale delle toghe' "non è una sentenza politica", ma già nella sua arringa di ieri aveva prospettato un ricorso a Strasburgo per approfondire il tema dell'utilizzabilità delle intercettazioni captate con il trojan.
La riunione notturna all'hotel Champagne
Al centro delle contestazioni disciplinari, la riunione notturna del 9 maggio 2019 all'hotel Champagne, quando Palamara, con 5 togati del Csm (Gianluigi Morlini, Luigi Spina, Paolo Criscuoli, Corrado Cartoni e Antonio Lepre, i quali si sono dimessi dal Consiglio nell'estate 2019) e i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti parlarono di nomine ai vertici degli uffici giudiziari, in particolare, di quella del successore di Giuseppe Pignatone alla guida della procura della Capitale: un "comportamento gravemente scorretto", si legge nell'atto di incolpazione della procura generale a carico di Palamara, con "violazione dei doveri di correttezza ed equilibrio", volto a "condizionare l'esercizio di funzioni costituzionalmente previste, quali la proposta e la nomina di uffici direttivi da parte del Consiglio superiore della magistratura".
I fatti avvenuti all'hotel Champagne, aveva detto ieri l'avvocato generale della Cassazione Pietro Gaeta nella sua requisitoria, "rappresentano un 'unicum' nella storia della magistratura italiana" e "sono di una gravità inaudita".
L'inchiesta di Perugia e la 'bufera' sulle toghe
Lo scandalo che ha travolto la magistratura è scoppiato il 29 maggio 2019, quando la prima pagina dei giornali veniva occupata dalla notizia dell'indagine dei pm umbri: per Palamara, il 12 luglio dello scorso anno, è scattata la misura della sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, confermata a gennaio dalle sezioni unite della Suprema Corte. Lo scorso aprile, poi, la chiusura dell'inchiesta dei pm umbri, dalla quale sono emerse nuove chat: la procura generale della Cassazione è tuttora al lavoro sulla mole di documenti trasmessi dalla procura perugina.
Sul fronte penale, infine, i pm di Perugia, oggi guidati da Raffaele Cantone, hanno chiesto il rinvio a giudizio di Palamara, per il quale l'udienza preliminare è fissata il 25 novembre prossimo.