AGI - Possono rappresentare la vera svolta per frenare il contagio, superando il principale problema del tampone molecolare, quello tradizionale, ossia i tempi lunghi per avere l'esito, mediamente 24-48 ore se il sistema non è sotto stress. I tamponi "rapidi", più precisamente test antigenici, apparentemente simili a quelli standard ma con un diverso target di analisi, danno il risultato in pochi minuti, e dopo mesi di utilizzo sperimentale soprattutto negli aeroporti (a partire da quelli romani) il responso è che l'affidabilità è accettabile, e se è ancora leggermente meno accurata dei tamponi standard (qualche punto percentuale in meno rispetto al 90-95% del tampone) questo si compensa decisamente con i tempi velocissimi per avere il responso.
Lo ha detto chiaramente il ministro Speranza in più occasioni, anche oggi nel corso dell'audizione in commissione Sanità del Senato sul Recovery Fund: con l'ordinanza del 13 agosto per primi in Europa l'Italia ha dato via libera ai test antigenici utilizzati agli aeroporti. Ora, dopo settimane, i risultati sono incoraggianti ed è il momento di usarli per lo screening anche in altri contesti, naturalmente a partire dalle scuole. E proprio oggi il Comitato tecnico-scientifico ha dato un via libera di massima alla bozza di circolare del ministero che consentirà di fare massicce campagne di screening nelle scuole dove si sono verificati casi, per avere un quadro il più attendibile possibile della situazione epidemiologica nel giro di mezz'ora. Come già sta avvenendo nel Lazio, regione che per prima, insieme al Veneto, ha puntato sui test rapidi forte dell'analisi e della validazione dell'ospedale Spallanzani, e che ha avviato la scorsa settimana una campagna di tamponi antigenici nelle scuole.
Il motivo della possibile svolta è chiaro: c'è una differenza notevole tra fare un tampone tradizionale a un caso sospetto e attendere poi due o tre giorni (ma i medici di famiglia di Roma, ad esempio, hanno denunciato che con i primi segnali di stress del sistema il periodo di attesa si è dilatato anche fino a 4 o 5 giorni) e un test che in un quarto d'ora dà il risultato. Specie con l'inverno (e i suoi malanni stagionali) alle porte.
Ma cosa sono i tamponi rapidi? Si tratta sempre di tamponi rinofaringei, ma a differenza di quelli molecolari, ritenuti ancora dall'Oms il 'Golden standard' della diagnosi Covid, non cercano il materiale genetico del virus, con un'operazione di amplificazione in laboratorio dei frammenti di Rna. Perchè è tuttora il metodo più sicuro, ma come detto decisamente lento. Si tratta invece di test antigenici: non cercano il virus a livello molecolare ma solo una parte, la proteina virale (o antigene), utilizzando una striscia dove sono presenti anticorpi. Inserendo il campione estratto dal tampone, in caso di positività si crea una reazione: gli anticorpi, usati come una sorta di esca del virus, si attivano e la striscia cambia colore. Proprio come un test di gravidanza. Non servono complesse e costose sostanze chimiche, nè macchinari specializzati.
Per ora vengono utilizzati prevalentemente come primo screening, ossia se danno un responso positivo si tende a chiedere la conferma con il tampone "classico" (e così sarà anche nelle scuole, come già avviene negli aeroporti), ma la ricerca fa passi da gigante ed è possibile che presto la comunità scientifica ne riconosca un'affidabilità quantomeno molto vicina a quella dei test molecolari.