AGI - Vendetta. "Fredda" e feroce, pensata da uno studente che vive in una stanza in affitto - come nella trama di "Delitto e castigo" di Fëdor Dostoevskij - fino a scriverne i passaggi in un "cronoprogramma" in cui segnare l'arma usata e la via di fuga. Antonio De Marco, il 21enne studente di Casarano, non è il Raskolnikov del grande scrittore russo, ma, secondo gli investigatori, era animato dalla stessa anima ostile e "introversa".
Fermato ieri sera perché indiziato del duplice omicidio di Daniele De Santis e della fidanzata, ha confessato. Il giovane, iscritto alla Facoltà di Scienze infermieristiche, è stato interrogato fino a tarda notte dal procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris, alla presenza del suo avvocato, Andrea Starace, e, secondo quanto ha riferito quest'ultimo, era "provato" quando ha risposto alle domande del magistrato, del pubblico ministero Maria Consolata Moschettini (titolare del fascicolo) e del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone.
De Marco era stato arrestato ieri sera alle 22, mentre usciva dall'ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove andava a lavorare. "Ha mostrato un atteggiamento rassegnato - ha rivelato il comandante provinciale dei carabinieri di Lecce, Paolo Dembech - ha ammesso subito la propria responsabilità e non ha fatto ostruzione".
Lo studente, affermano gli investigatori - ha ucciso Daniele De Santis ed Eleonora Manta con un pugnale da caccia. Poi ha gettato il coltello nella spazzatura, che poi è stata raccolta. L'arma non è stata trovata. Il fodero del coltello, invece, sì. È "una guaina in tessuto nero della lunghezza di cm. 29", afferma l'ordinanza di custodia cautelare, rinvenuta sulla scena del crimine.
Sessanta sono state le coltellate inferte alla coppia, probabilmente per il rancore covato in un anno, dalla prima volta in cui De Marco prese in affitto una stanza nell'appartamento di via Montello 2. "Il 3 luglio - spiega l'ordinanza - sul proprio profilo personale del social network Facebook De Marco pubblicò un post tratto dal blog 'Universo psicologia' dal titolo 'il desiderio di vendetta' che stigmatizzava tale sentimento, riportando il seguente commento: 'Un piatto da servire freddo...e' vero che la vendetta non risolve il problema ma per pochi istanti ti senti soddisfatto' accompagnandolo con due faccine sorridenti".
Tre giorni dopo, il 6 luglio, De Marco - spiega l'ordinanza - chiese a De Santis di affittargli la stanza in cui aveva alloggiato durante il tirocinio universitario nel 2019. De Santis ne aveva scritto a Manta: "Nella medesima data sulle utenze delle vittime - riporta l'ordinanza - rimaneva memorizzata una chat nel corso della quale, dopo che De Santis aveva preannunciato a Manta la richiesta di locazione "dell'infermiere", entrambi commentavano con una risata, scrivendo testualmente 'ahah...', il possibile ritorno del medesimo e la ragazzza chiosava scivendo 'tutto torna come prima XD'".
"Tale scambio di battute - sottolinea il magistrato - è da ricondurre verosimilmente alla volontà dei due di deridere il ragazzo" in merito a quanto accaduto nella casa durante la precedente permanenza di De Marco. Dal 30 ottobre del 2019 al 30 novembre dello stesso anno, infatti, De Marco aveva conddiviso l'appartamento con Eleonora Manta, ma la coabitazione non era stata facile, secondo quanto ha riferito una testimone amica della donna: "Eleonora...ultimamente non si trovava a suo agio...perché l'appartamento era condiviso da altre persone".
Il giovane avrebbe predisposto il materiale che doveva servirgli per torturare le sue due vittime, tra cui delle stringhe che probabilmente dovevano essere usate per immobilizzare Daniele ed Eleonora consentendogli di torturarli. "Scendo dalla fermata attraversi e riaattraversi in diagonale poco prima del bar in via V. Veneto c'e' il condominio a dx a fine strada attento di fronte passare velocemente suul muro a sx", recita quello che i magistrati hannod efinito il "cronoprogramma del delitto".
"Il percorso ricostruito dalle immagini - afferma l'ordinanza - acquisite nel corso delle indagini...appare inequivocabilmente compatibile con il contenuto di uno dei cinque foglietti manoscritti rinvenuti nel corso dei rilievi effettati sulla scena del crimine".
In questi fogli erano "descritti il percorso adducente al condominio di via Montello n.2, nonché le modalità e l'arma con cui (De Marco, ndr) intendeva consumare l'intera azione criminosa". Lo studente, secondo le indagini, aveva preso appunti sulla collocazione di telecamere di sorvegliaanza in giro, ma non aveva considerato, forse, l'ampiezza del campo visivo di una di esse, che lo ha ripreso malgrado si trovasse sul marciapiede opposto. Era lui, secondo i magistrati, l'uomo con la felpa nera, alto circa 1,75 che poco prima un testimone aveva osservato dallo spioncino della porta di ingresso del proprio appartamento durante il crimine: "Ho notato - ha raccontato quest'ultimo - una figura che si trascinava sulle scale, non capivo chi potesse essere. In tale frangente notavo una persona che si avvicinava e lo colpiva più volte e sentivo la persona per terra che implorava il soggetto che lo stava colpendo dicendogli piu' volte 'basta, basta, basta!'"