Una bimba di 14 mesi è stata portata dai genitori in coma al Policlinico San Matteo di Pavia, dove i medici le hanno riscontrato tracce di marijuana nelle urine. A riportare la notizia la Provincia Pavese. La piccola, che sta meglio, si trova, ora, su decisione del Tribunale dei minori di Milano, in una struttura protetta. È stata aperta un'inchiesta per accertare le responsabilità dell'accaduto.
L'assunzione di droghe, come la marijuana, per bambini piccoli o piccolissimi (o addirittura ancora in utero) può provocare seri danni al sistema nervoso e alla crescita: è un fenomeno di cui si parla poco, rispetto ad esempio alla più nota sindrome feto-alcolica, ma che si diffonde in maniera preoccupante. Lo sottolinea all'AGI Roberta Pacifici, direttore del Centro alcol, fumo e droghe dell'Istituto Superiore di Sanità, commentando la notizia della bimba di 14 mesi, portata dai genitori in coma al Policlinico San Matteo di Pavia, le cui urine riportavano evidenti tracce di marijuana. In questi casi, spiega l'esperta, "è fondamentale anzitutto cercare di capire se si tratta di un'esposizione accidentale, magari un'ingestione per errore, o se il fenomeno è ripetuto nel tempo, perché il bambino si muove in un ambiente 'contaminato'. Per questo non basta l'esame delle urine, che come noto dà risultati riferiti al massimo a un paio di giorni precedenti, ma si svolgono degli esami ai capelli. Da lì in base alle quantità che si ritrovano si può dedurre se si tratta di un accidente momentaneo o un'esposizione cronica".
Il rischio di danni neurologici permanenti
Le conseguenze per la salute, ovviamente, sono molto diverse: "Se c'è un'esposizione prolungata - avverte Pacifici - ci possono essere effetti seri su un sistema nervoso ancora in formazione come quello dei bimbi, e anche sulla crescita. Sappiamo che sostanze come la marijuana hanno importanti effetti neurologici, dalla perdita di memoria alla scarsa concentrazione, che nei più piccoli sono amplificati e possono anche diventare irreversibili". Per i neonati l'"indagine" è piu' semplice: "Si analizza il meconio, ossia le prime feci neonatali, e se ne trae la storia dell'esposizione fino alla fase gestazionale. L'esame ci dice se il bimbo è stato esposto a droga o alcol in gestazione".
Con risultati spesso inquietanti: "A volte ci sono alti tassi ad esempio di nicotina, che indicano che la mamma è una forte fumatrice, e il feto ha assorbito. Spesso addirittura si verificano crisi d'astinenza del bimbo subito dopo la nascita, perche' l'organismo non riceve più la sostanza tossica alla quale era assuefatto una volta uscito dall'utero". Non a caso, ricorda l'esperta, "le linee guida dell'Oms prescrivono zero fumo in gravidanza, così come zero alcol, figuriamoci le droghe". E non basta: "Anche durante l'allattamento le sostanze tossiche passano dalla madre al figlio, c'è un passaggio di tossicita'". I vizi dei genitori, insomma, rischiano di fare molto male ai figli, sia in gravidanza che dopo, come nel caso di oggi: "Dobbiamo ricordare quanto fragile sia l'equilibrio soprattutto neurologico dei nascituri e dei bimbi piccoli, di pochi mesi. I danni che una sostanza tossica causa anche al cervello degli adulti, nei più piccoli vengono amplificati e rischiano di lasciare un segno permanente".