AGI - “Parlano pure dei redditi degli ultimi 20 anni, ma mica so' 20 anni solo che lavoramo. A Ste', ma questi vanno cercando de levacce tutto, 'sti pezzi de merda, questi ce fanno fa' la fine dei zingari capito? Io 'sti giorni passati avevo pure pensato a vende' qualche cosa”. Il 25 febbraio 2019, all'indomani di alcune perquisizioni e dell'esistenza di una indagine a suo carico da parte della procura di Roma, Dino Tredicine, tra gli arrestati dell’operazione ‘Monsone’, si rivolge così al figlio Stefano.
"La pericolosità criminale di Tredicine - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Francesco Patrone - emerge altresì dagli scomposti tentativi, che lo stesso voleva attuare attraverso parenti o conoscenti dopo aver appreso della esistenza delle indagini". Tredicine, che vanta un patrimonio pari a 3,1 milioni di euro, in quei giorni 'caldi' progetta di occultare “quanta più documentazione possibile in box, cantine o locali, o addirittura mettendola all’interno di un furgone o dietro una parete in muratura”. Ma non potrà evitare che con l’operazione di oggi arrivi a suo carico una richiesta di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un importo di 809.250 euro”.
Dalla verifica sulla consistenza patrimoniale della famiglia risalente a un anno e mezzo fa, si legge nell’ordinanza, risulta evidente “la sproporzione fra i redditi complessivi dichiarati e cespiti ricevuti in eredità da un lato e situazione patrimoniale dall’altro”: 1,4 milioni di redditi a fronte di un patrimonio di 3,1 milioni (1,3 di disponibilità finanziarie, 1,3 mln di immobili e 474 mila euro di veicoli). In particolare, Tredicine risulta avere la disponibilità – oltre che di una polizza vita accesa nel 2015 – di ulteriori rilevanti somme depositate su conti correnti, intestati a sé o propri familiari; inoltre nel periodo finito sotto la lente degli investigatori ha comprato due appartamenti in via Demetriade, intestati a moglie e figli, e altri due in via Botero, intestati al figlio Stefano ma di fatto nella sua disponibilità.
E nella impossibilità di “determinare con certezza l’ammontare complessivo delle utilità ricevute nel corso degli anni né l’ammontare delle singole dazioni”, spiega il gip, la cifra di 809.250 euro oggetto del sequestro corrisponde agli importi versati in contante da Tredicine tra il gennaio 2015 e l’agosto 2018 presso istituti postali e/o bancari in qualità di co-intestatario e delegato ad operare sui conti di familiari, "tra cui 604.100 versati in due sole tranche” nell’arco di due mesi sul libretto di risparmio nominativo presso Poste Italiane e investiti quasi per intero in una polizza vita.