AGI - "Riportate a casa in nostri amici, padri, figli, mariti, uomini di mare, pescatori italiani. Conte, Di Maio non lasciateci soli". Cosi' e' scritto su uno striscione che le famiglie dei pescatori di Mazara in mano ai libici hanno issato di fronte a Montecitorio, a Roma, dove sono giunti in giornata. Le famiglie non sono riuscite a incontrare il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e qualora non dovessero riuscire a farlo nei prossimi giorni, apprende l'AGI, sono disposte a cominciare uno sciopero della fame.
I pescatori furono sequestrati la sera del primo settembre a 38 miglia dalle coste libiche, all'indomani di una visita fatta dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in Libia per suggellare l'accordo tra il presidente del consiglio riconosciuto dall'Onu, Fayed Al Sarraj e il presidente del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh. Da allora i 18 pescatori si trovano nel carcere di El Kuefia, a 15 km a sud est da Bengasi. Sin dall'agguato la vicenda viene monitorata dalla Farnesina e dall'intelligence italiana nel tentativo di liberare i marittimi e i pescherecci.