AGI - Maria Corti, nel suo celebre romanzo “L’ora di tutti” ambientato ad Otranto nel tardo Quattrocento, profetizza una presa di coscienza, l’avvento di un’ora in cui ognuno può dimostrare a sé stesso e agli altri di valere qualcosa, una forza interiore che sradica ed estirpa la paura per solleticare il coraggio.
E dopo secoli è stata Otranto – nuovamente - l’antenna ricettiva di una chiamata alla responsabilità sociale, lo scenario della premiazione “Caravella del Mediterraneo 2020”, all’interno del Festival “Giornalisti del Mediterraneo”, che vede protagoniste le personalità che hanno agito in prima linea durante la pandemia.
I giornalisti premiati durante l’evento sono stati Alberto Ceresoli (L’Eco di Bergamo), Renato Coen (SkyTg24), Francesca Nava (TPI), Patrizio Nissirio (ANSA), Sebastiano Lombardi (Rete4) e Giovanna Botteri (RaiTg1). Il comune denominatore? L’impegno nella limpidezza e trasparenza dell’informazione, l’erogazione di un servizio costante per la tutela della libertà di pensiero del cittadino.
Grande attesa tra il pubblico per la giornalista Rai Giovanna Botteri che, negli ultimi mesi, è stata sotto la lente mediatica per l’intervento satirico di Michelle Hunziker a causa dei capelli poco curati della reporter. “Lasciateci essere quello che siamo, anche stanche e con i capelli fuori posto” con queste parole ha scherzato sull’argomento la corrispondente pluripremiata.
Il giornalismo sta sempre più tendendo a spettacolarizzare la notizia e a romanzare la realtà. Quali sono gli strumenti etici che dovrebbero filtrare gli articoli per rendere il giornalismo ancora testimonianza del nostro presente?
"Il filtro per me resta la verità, la ricerca della verità per onorare il dovere di informare, su cui soggiace il nostro mestiere. Eppure questo criterio non è rispettato. Il momento storico che stiamo vivendo, tra fake news e depistaggi mediatici, ne è la conferma. Secondo me, all’interno dei social non servirebbero censure ma leggi. Dovremmo fare una palestra di riflessione…"
In virtù del dovere di informare, come ha vissuto l’emergenza sanitaria?
"Lavoravo prevalentemente di notte per fornire la corrispondenza alla Rai dalla Cina. Durante le ore del mattino invece recuperavo le informazioni, controllavo le fonti e intervistavo i cittadini. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che il nostro mestiere è essere al servizio dei cittadini… Sono arrivata a mettere in ufficio un frigorifero!"
Qual è il rapporto tra la stampa e il potere, in particolar modo quello cinese?
"La stampa è il guardiano del potere, non è mai il suo alleato. In Cina ci sono stati numerosi casi di blogger e giornalisti scomparsi. Il nostro dovere è quello, a qualunque costo, di amplificare la voce e i bisogni della gente, tutelandone i diritti. In sintesi, raccontare la main street, non la wall street".
Quali sbagli, secondo lei, son stati commessi nella gestione dell’emergenza sanitaria?
"Forse lo sbaglio è stato ritenere inizialmente che non ci riguardasse, che quello che stesse accadendo in Cina, epicentro della pandemia, non ci avrebbe scalfito. Invece abbiamo scoperto che non esistono confini e barriere. Però credo anche che dovremmo essere un po’ più orgogliosi di essere italiani. Il mio lavoro da corrispondente mi permette anche di confrontarmi con l’operato di altre nazioni. E noi italiani siamo veramente forti!"
Chiara Evangelista