AGI Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale e Soprintendenza ai Beni culturali vagliano documenti del piano sul verde urbano di Cagliari, presentato dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Paolo Truzzu, che prevede l'espianto di almeno una sessantina di alberi 'storici' dai principali viali cittadini. Ha suscitato non poche reazioni e polemiche il programma che prevede anche l'abbattimento di vecchi pini lungo viale Buoncammino e di 23 jacarande del Largo Carlo Felice, entrambi gli interventi in pieno centro storico. Il piano, su cui l'opposizione di centrosinistra in Consiglio comunale ha presentato un'interrogazione urgente, prevede l'espianto, per ragioni di sicurezza, di un'ottantina di alberi 'malati'.
Prima di procedere con il taglio in una zona vincolata paesaggisticamente, come viale Buoncammino, è necessario il parere della Soprintendenza: solo in caso di pericolo per la pubblica incolumità si può procedere con una semplice comunicazione. Gli interventi in viale Buoncammino sono iniziati e la segnalazione "non c'è stata", come ha spiegato all'AGI la sovrintendente Maura Picciau, che ha aggiunto di aver appreso del programma di taglio delle jacarande del Largo dai media e di aver richiesto le relative documentazioni: "Stiamo parlando di un paesaggio cromatico da difendere". Gli alberi dai fiori viola sono particolarmente amati dai cagliaritani per il colore che caratterizza il paesaggio durante la fioritura. Così, dopo un esposto presentato con urgenza dall'associazione ambientalista Gruppo d'intervento giuridico, i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale e la Soprintendenza, che nel frattempo ha eseguito un sopralluogo, hanno richiesto le autorizzazioni agli uffici comunali.
Sulla questione è intervenuto anche Gianluigi Bacchetta, il direttore dell'Orto botanico della città e ordinario alla facoltà di Biologia e Farmacia dell'università di Cagliari, che ha sollecitato un deciso cambio di rotta sulla gestione del patrimonio arboreo. Senza alcuna nota polemica, come ha voluto ribadire piu' volte all'AGI, il professore ha precisato: "Non possiamo continuare a pensare agli alberi come manufatti e non come esseri viventi. È chiaro che dopo anni tra traffico, inquinamento e aiuole ristrette ci siano piante compromesse e probabilmente da abbattere".
"Non giudico e non critico il lavoro dei tecnici che hanno elaborato questo piano", ha aggiunto Bacchetta, "ma sono certo che non esista un'unica soluzione e soprattutto che queste scelte siano da condividere con la collettività perché gli alberi non sono di un'amministrazione o di un ufficio, ma sono patrimonio di tutti". Per il futuro il docente si augura un cambiamento radicale: "Dobbiamo decidere se guardare a soluzioni a lungo termine o a breve termine. Io sogno un centro storico senza auto - come succede nelle grandi città europee - con le carreggiate lasciate ai pedoni e i parcheggi trasformati in spazio vitale per le aiuole degli alberi. Altrimenti ci ritroveremo sempre in queste situazioni".
"Nessun dottore agronomo e/o dottore forestale suggerisce di abbattere un albero a cuor leggero", interviene il presidente regionale dell'Ordine, Ettore Crobu, "in quanto è insita nella nostra formazione professionale la cura, la salvaguardia e la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano". "L'abbattimento di un albero", precisa la vicepresidente dell'Ordine, Micaela Locci, "si rende necessario esclusivamente quando i fattori pericolosità e vulnerabilità sono elevati e non si possono attuare interventi contenitivi di messa in sicurezza. Tale decisione si scontra spesso con l'opinione pubblica e deve essere presa a seguito delle risultanze di attente analisi che attestano un rischio troppo elevato per l'incolumità dei cittadini".