Un primo settembre che è un po' il 'giorno zero' della scuola italiana, dopo i lunghi mesi di lockdown dovuti alla pandemia. Alunni, prof e dirigenti sanno già che l'anno scolastico 2010-21 sarà una corsa a ostacoli, ma quanti e quanto alti saranno i paletti da superare è ancora incerto.
E' tutto nuovo anche per le quattro professoresse del Liceo classico Visconti, pieno centro di Roma, appena trasferite da altri istituti e appena uscite dal primo collegio docenti nella nuova sede. Sotto le mascherine si intuiscono i sorrisi, il piacere di un nuovo inizio e la voglia di tornare tra i ragazzi: le intercettiamo mentre si incontrano nell'elegante caffè Doria, dirimpetto alla scuola che finalmente ha riaperto le porte. Non per i corsi di recupero però, che inizieranno parallelamente alle lezioni normali il 14, e di fatto non saranno altro che "un ripasso generale per la classe". D'altra parte "i corsi di recupero non comportano una retribuzione integrativa" e dunque non vengono organizzati in orario extracurriculare.
Delle quattro prof intervistate, tre si sono sottoposte al test sierologico, come proposto dal Ministero: i risultati di quello pubblico, però, tardano ad arrivare, e "allora ho preferito farlo privatamente", riferisce una di loro. Un'altra collega ha eseguito il tampone e tutte ritengono comunque corretta la misura di prevenzione.
Nel primo collegio docenti di stamattina, le presentazioni e le avvertenze per l'anno scolastico a venire. Il 14 settembre si torna tutti in classe, di persona, ma con le nuove regole: il distanziamento, la mascherina, il lavaggio delle mani. Ma soprattutto consapevoli che in base all'epidemia le cose potranno cambiare da un giorno all'altro. Oggi però si è più preparati: lo shock della didattica a distanza è stato superato, ed è una modalità da tenere come 'metodo di riserva'.
O forse no: "Per la Storia dell'Arte è stato molto efficace - spiega la docente -. Abbiamo completato il programma e siamo anche riusciti a fare un ripasso prima degli esami. Ho praticamente reimpostato il mio metodo, che è diventato più 'anglosassone': quando hai davanti una classe 'digitale' devi comunicare più dati e lasciare meno spazio alle riflessioni, le lezioni sono cadenzate e concentrate. Per me sarebbe fantastico integrare il digitale alla modalità in presenza".
Non è della stessa opinione la collega di matematica e fisica, Patrizia: "Le mie materie sono incompatibili con i tempi brevi della rete. C'è bisogno di assimilare i concetti, di osservare lo svolgimento degli esercizi. Nella fase di verifica inoltre è impossibile evitare che l'alunno usi Whatsapp o uno dei mille programmi che risolvono in automatico equazioni e funzioni online".
Si limita a parlare di "metodo proficuo" la collega che insegna italiano, mentre per un'altra professoressa, che al Visconti avrà una cattedra di inglese, l'esperimento è stato interessante, ha consentito di "andare avanti con il programma", ma ha anche "accentuato le disuguaglianze" tra i ragazzi, laddove le scuole non hanno potuto subito fornire computer e connessione a tutti. Uno sforzo che, a dire il vero, hanno sostenuto molti istituti anche in periferia, conoscendo la propria platea e tutte le difficoltà delle famiglie.
Nessun corso di recupero oggi, primo settembre, nemmeno per il liceo scientifico Cavour, vista Colosseo e un ingresso austero a doppia scala, come nelle scuole di una volta. Anche qui oggi è il giorno dei nuovi prof, trasferiti da altri istituti, o esordienti, in attesa di completare le pratiche burocratiche. Per le indicazioni si attende il collegio docenti di domani, e i corsi di recupero con tutta probabilità si svolgeranno ancora online.
Sono nel frattempo gli operatori scolastici ad animare i plessi, a spostare banchi e pulire aule e corridoi: "In realtà non ci siamo mai fermati, siamo sempre stati qui", constatano. Avviene al Socrate, liceo classico e scientifico della Garbatella, dove la riunione tra i prof si terrà nel pomeriggio. La vicepreside sottolinea: "Abbiamo lavorato alacremente in questi mesi", per far partire i primi corsi di recupero "il 4 o 5 settembre". I preparativi sono in via di ultimazione, ma la scuola per oggi non vede ancora studenti.
Di certo cambieranno alcuni rituali senza tempo, come lo scambio di libri e la vendita di quelli usati - verrano subito in mente le note dei 'Giardini di marzo' di Battisti -: era così che si animavano le attese prima della campanella nei primi giorni di settembre. Ecco, quest'anno non sarà possibile, almeno non in modo autorizzato dalla scuola: è la risposta che viene data ad una mamma che si avvicina al cancello per chiedere informazioni. Le norme igieniche non lo consentono. E addio risparmio.
Se i professori hanno qualche certezza, data dagli anni d'esperienza, per i ragazzi, soprattutto quelli pronti a cominciare un nuovo ciclo, le paure sono invece molte. E' il caso di Matteo, 14enne. Lo incontriamo in un negozio del centro, dove fa compagnia alla madre, commessa: è sconsolato, inizierà la prima all'Istituto tecnico Federico Caffè di Monteverde. "Ho chiamato a scuola ma non mi hanno saputo dire nulla, non so in che corso sarò, quali libri comprare, se si tornerà in presenza o a distanza". "E' un ragazzo studioso, che ci tiene. Ha le idee chiare ma non conosce nessuno della sua nuova classe", prova a spiegare la madre.
Per lui la didattica a distanza, alle medie, non è stata una bella esperienza: "Gli insegnanti di matematica e italiano praticamente non si sono fatti mai vedere in video, si sono limitati a mail e Whatsapp. Il programma è andato avanti ma un po' di delusione c'è: se non altro ci aspettavamo un po' d'affetto".