AGI - Alle 8.30 la prima iniezione: curiosità, un pizzico di umana paura, ma soprattutto tanta speranza. "Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo". Si è aperta così, con le parole della prima dei 90 volontari, l'attesa sperimentazione del vaccino contro il Covid-19 interamente Made in Italy, realizzato, prodotto e brevettato dall'azienda ReiThera con sede a Castel Romano, alle porte della Capitale, con il sostegno del Governo, del Consiglio nazionale delle ricerche e della Regione Lazio. I test vengono condotti all'ospedale Spallanzani di Roma, ma una parte della sperimentazione sarà effettuata presso il Centro Ricerche Cliniche - Policlinico G.B. Rossi di Verona.
"Le intelligenze e la ricerca del nostro Paese sono al servizio della sfida mondiale per sconfiggere il Covid", ha sottolineato il ministro della Salute Roberto Speranza. Con l'obiettivo di un vaccino che, ha rimarcato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, durante la conferenza stampa nell'ospedale romano, "sarà pubblico e a disposizione di tutti coloro che ne avranno bisogno". "La Regione - ha aggiunto Zingaretti - seguirà passo dopo passo il processo di sperimentazione per arrivare il primo possibile alla distribuzione del vaccino. Crediamo molto nel vaccino bene comune, per questo abbiamo finanziato questo progetto pubblico".
Come funziona la sperimentazione
Il primo volontario, una donna di 50 anni, ha quindi ricevuto tramite iniezione intramuscolare la dose di vaccino e iniziato l’iter che lo porterà nei prossimi mesi a sottoporsi a una serie di ravvicinati controlli periodici che serviranno ai ricercatori per verificarne sicurezza e tollerabilità, nonché eventuali effetti collaterali. La sperimentazione sarà effettuata su novanta volontari suddivisi in due gruppi per età: 45 tra i 18 e i 55 anni, altrettanti di età superiore ai 65 anni. Ciascun gruppo sarà suddiviso in tre sottogruppi da 15 persone, a ciascuna delle quali verrà somministrato un diverso dosaggio del preparato vaccinale. Se i primi risultati della fase 1 (quella appena iniziata, che riguarda la valutazione sulla sicurezza e l’immunogenicità) saranno positivi, entro la fine dell’anno potranno prendere il via le fasi 2 e 3, che saranno condotte su un numero maggiore di volontari anche in paesi dove la circolazione del virus è più attiva.
I tempi previsti
I tempi, insomma, si prevedono brevi: "Se questa prima fase va bene - ha confermato il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia - si continuerà con la seconda e la terza fase che probabilmente faremo in un paese dell’America Latina dove il virus è in crescita. E se tutto avviene nei tempi programmati, il nostro auspicio è che questo vaccino sia prodotto in primavera". Ottimista anche l'azienda produttrice: "Non vediamo l'ora di fornire importanti aggiornamenti sulla sicurezza e l'immunogenicità del nostro candidato vaccino nei prossimi mesi - ha detto Stefano Colloca, Chief Technology Officer di ReiThera - e ci auguriamo di poter avanzare nella sperimentazione internazionale di fase 2-3 entro la fine dell'anno".
Il virus del gorilla "Cavallo di Troia" per combattere l'infezione
Ma com'è fatto il vaccino, il cui nome ufficiale è GRAd-COV2? Il meccanismo di base è (almeno apparentemente) semplice: utilizza un virus "del raffreddore" dei gorilla, un adenovirus, reso innocuo per l'uomo ma che ha il vantaggio di non essere subito scoperto e respinto dal nostro sistema immunitario. Per questo viene usato come un "vettore virale", o con un'immagine più intuitiva come una sorta di Cavallo di Troia: quello che interessa davvero è ciò che trasporta, ossia una sequenza di codice genetico che induce transitoriamente l’espressione della proteina spike nelle cellule umane. Questa proteina è la “chiave” attraverso la quale il coronavirus, legandosi ai recettori ACE2 presenti all’esterno delle cellule polmonari, riesce a penetrare ed a replicarsi all’interno dell’organismo umano.
La presenza della proteina estranea innesca la risposta del sistema immunitario contro il virus. In sostanza, si insegna al corpo umano a riconoscere gli "artigli" del Sars-Cov 2, che poi non sono altro che le punte delle famose "corone" che rendono caratteristica questa famiglia di virus tanto da darle il nome, per poi difendersi una volta giunti a contatto con il virus vero e proprio. Il vaccino ha già superato i test preclinici effettuati sia in vitro che in vivo su modelli animali, che hanno evidenziato la forte risposta immunitaria e il buon profilo di sicurezza. Ora bisognerà aspettare alcuni mesi, si spera pochi, per avere risposte anche sulla reazione nell'uomo.