AGI - La Dia di Palermo ha arrestato Leonardo Badalamenti, 60 anni, secondo figlio di don Tano Badalamenti, boss di Cinisi e capo di cosa nostra prima dell’avvento dei Corleonesi di Totò Riina. L’arresto della Dia di Palermo – coordinata dal II reparto “investigazioni giudiziarie di Roma e in collaborazione con lo Scip e la Polizia brasiliana – avviene in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria di San Paolo, in Brasile, per il quale Leonardo Badalamenti risultava latitante dal 2017. Il secondogenito di don Tano era ricercato dall’Autorità Giudiziaria di Barra Funda (Brasile), per associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica.
Gli investigatori del Centro Operativo della DIA hanno rintracciato il latitante a Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, nella abitazione della madre.
In attesa della formalizzazione delle procedure di estradizione in Brasile, l'uomo è stato trasferito al penitenziario “Pagliarelli” di Palermo.
Su Leonardo Badalamenti i riflettori si erano accesi a luglio, quando ruppe il catenaccio di un casolare a Cinisi, precedentemente confiscato e poi restituito dalla Corte d’assise. Intervennero i carabinieri e scattò la denuncia.
Insieme con la famiglia, incluso il padre riconosciuto successivamente mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, Leonardo Badalamenti si era rifugiato in America per sfuggire alla guerra di mafia avviata dai corleonesi, che ambivano, riuscendoci, al controllo di cosa nostra. Si trattò di una vera e propria epurazione violenta nei confronti chi era considerato un ostacolo ai progetti di espansione di Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella.
Dal 15 gennaio 1993 – giorno in cui Riina fu arrestato dai carabinieri – si ebbe un lento ma progressivo rientro dei cosiddetti “scappati”e dei loro discendenti. Leonardo Badalamenti era già stato arrestato – il 22 maggio 2009 in Brasile – dal Ros dei carabinieri nel corso dell’operazione Mixer - Centopassi, assieme ad altre 19 persone ritenute responsabili in concorso di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori.
Badalamenti junior - che in Brasile aveva assunto l’identità fittizia di un uomo d’affari brasiliano, Carlos Massetti - risultava inoltre indagato quale capo di un’organizzazione con ramificazioni internazionali, impegnata tra il 2003 e il 2004 nella negoziazione di titoli di debito pubblico emessi dal Venezuela, mediante l’intermediazione di un funzionario corrotto di quel Banco Centrale, destinati a garantire aperture di linee di credito in Istituti bancari esteri.
E’ stato anche accusato di aver tentato una truffa in danno delle filiali della Hong Kong Shanghai Bank, della Lehman Brothers e di un’altra banca d’affari britannica, la HSBC, per un importo di diverse centinaia di milioni di dollari americani. In Brasile Carlos Massetti alias Leonardo Badalamenti aveva anche avuto il primo figlio, chiamato con il nome del nonno, Gaetano.