AGI - La prima volta era rimasto all'interno del recinto per appena cinque ore prima di iniziare una lunga latitanza di 289 giorni su e giù per le montagne del Trentino Alto Adige. La seconda volta, tra le barriere elettriche del Casteller (periferia di Trento) sotto gli occhi delle telecamere del centro faunistico, è rimasto per 90 giorni esatti. Poi, non ha più resistito ed è fuggito per la seconda volta a distanza di poco più di un anno. L'orso M49, ribattezzato 'Papillon' dal ministro all'Ambiente Sergio Costa che si era opposto contro il suo abbattimento disposto dal governatore trentino Maurizio Fugatti, è nuovamente scappato.
Il plantigrado di quasi quattro anni dal peso di 170 chilogrammi, ora il più ricercato d'Europa, nella notte è riuscito a superare la barriera elettrica per poi distruggere la rete elettrosaldata piegando l'inferriata dello spessore di 12 millimetri fino a ricavarne un'apertura sufficiente per scivolare all'esterno.
Ad accorgersi dell'accaduto è stato il personale di guardia del recinto che, nonostante il fatto sia accaduto al di fuori del campo coperto dalle telecamere, ha notato come il segnale del radiocollare ad un certo punto partiva dall'esterno del recinto.Ora, come hanno riferito i forestali, si trova tra i boschi della Marzola, la montagna che si trova tra il capoluogo trentino e la Valsugana. Quella dell'orso M49 già nell'estate del 2019 è stata tra le vicende più seguite in Italia prima della crisi di Governo di agosto. Una lunga storia a puntate che ha occupato per giorni e settimane pagine interne dei quotidiani nazionali e lunghi servizi televisivi dedicati. Il provvedimento di cattura ma soprattutto la possibilità di abbattimento, aveva causato attriti tra Fugatti e il ministro Costa. Quest'ultimo aveva puntualmente criticato l'ordinanza e ribadito il suo 'no' all'abbattimento.
La 'M49 story' era iniziata in una notte d'estate, quella tra domenica 14 e lunedì 15 luglio dello scorso anno. Catturato dal personale del Corpo Forestale Trentino mediante trappole tra i boschi di Val San Valentino in Val Rendena, l'orso è stato portato nell'area faunistica del Casteler. Dopo essere stato rinchiuso, attorno alle ore 3 della notte, tolto il radiocollare che consentiva il monitoraggio degli spostamenti, M49 dopo circa due ore era riuscito a fuggire scavalcando la recinzione elettrificata da 7.000 volt certificata dal ministero e dall'Ispra. Per diverse settimane è stato 'foto-trappolato' tra i boschi della Marzola tra Trento e la Valsugana.Fugatti era subito intervenuto con l'ordinanza che prevedeva anche l'abbattimento e immediate erano divampate le polemiche con gli animalisti sul piede di guerra che avevano chiesto l'intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Col trascorrere dei giorni gli avvistamenti dell'orso M49 diventavano, pero', sempre più rari. Ad agosto i suoi spostamenti, seppur silenziosi perchè non lasciavano particolari tracce di 'pasti', iniziavano a farsi più frequenti, dalla Vigolana alla valle di Cembra fino all'Alto Adige. La vigilia di Ferragosto dello scorso anno alcuni cacciatori di Faedo avevano segnalato ai forestali altoatesini orme di orso nel fango.
In quel periodo in Provincia di Bolzano c'era un altro problema, quello del lupo che sbranava le pecore nei masi di montagna. Una questione che non giocava certo a favore dell'orso M49 che, per peggiorare la situazione, aveva anche terrorizzato un escursionista - un giornalista della sede Rai di Bolzano (Sender Bozen) - nel canyon del Bletterbach e spaventato due pastori che si trovavano in una roulotte nella zona di passo Oclini. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher, riferendosi a quanto prevedeva il piano Pacobace, aveva quindi firmato anche lui un'ordinanza uguale a quella dei 'cuginì trentini che prevedeva prima la cattura e, in caso di pericolosità per l'uomo, anche l'uccisione.Nel frattempo il plantigrado continuava a vagare libero tra boschi e montagne.
L'ultima traccia lasciata nel 2019, l'11 ottobre nel Vanoi: un torello ucciso. Poi il lungo letargo tra la Val Calamento e il gruppo del Lagorai. Nel marzo scorso sfidando le basse temperature e la neve, era comparso tra i boschi di Castello Molina di Fiemme lasciando alcune tracce. Le doti di 'camminatore' non sono mai mancate a M49, anche con una ventina di chili in più. Successivamente il plantigrado si era messo in 'viaggio' verso l'Alto Adige, in direzione di Malga Cugola sugli Oclini, zona già da lui 'visitata' l'estate scorsa.
Un mese fa, in piena emergenza sanitaria di coronavirus, i primi 'raid' con tanto di danneggiamenti. Prima di trasferirsi sulle montagne della Carega, ai confini col Veneto, aveva distrutto la finestra di una baita in montagna sopra il paese di Brusago sull'altopiano di Pinè, sempre in Trentino. In primavera il plantigrado aveva effettuato lunghi spostamenti dal Trentino orientale alle sue aree d'origine e durante i movimenti numerose sono state le intrusioni in abitazioni, baite, rifugi, malghe ed altri stabili fino a scendere nella valle dell'Adige.
L'orso M49 non ha trovato difficoltà ad attraversare l'Autobrennero per arrivare fino alla Giudicarie dove, pero', gli uomini del corpo forestale la sera del 28 aprile scorso hanno messo fine sua prima latitanza. Ora la nuova fuga.
"Come volevasi dimostrare Papillon, soprannome di Henri Charrie're, il fuggiasco francese, è il soprannome migliore che potevamo scegliere per l'orso M49: questa mattina e' fuggito per la seconda volta dal recinto in cui era stato rinchiuso", ha commentato su Facebook il ministro dell'Ambiente Sergio Costa.
"Ho sentito il presidente della provincia di Trento Fugatti e allertato Ispra - prosegue il ministro - La mia posizione rimane la stessa: ogni animale deve essere libero di vivere in base alla sua natura. Papillon ha il radiocollare e quindi rintracciabile e monitorabile facilmente: non ha mai fatto male a nessuno, solo danni materiali facilmente rimborsabili. Chiediamo che non venga rinchiuso e assolutamente non abbattuto.
A presto per nuovi aggiornamenti. Intanto Papillon deve vivere!".