AGI - "Servirebbe un piano Marshall per l'istruzione" approfittando di due elementi, "l'epidemia Covid e la maggiore integrazione europea". Lo storico Lucio Villari, intervistato dall'AGI, ha uno sguardo positivo sul mondo della scuola e dell'università in relazione anche alle ricadute occupazionali, nonostante oggi l'Istat abbia pubblicato l'ultimo Report che parla di un'Italia agli ultimi posti nella classifica europea per livelli di istruzione, abbandono scolastico e numero di laureati.
"Non è una novità - osserva Villari - è da sempre così. L'abbandono dell'università è ben noto perché manca una programmazione di un rapporto che è fondamentale perché un laureato poi possa lavorare. E' un vecchio problema che dipende dalla capacità dello Stato di programmare e investire sulle giovani generazioni".
"Queste cose - osserva - non nascono da sole, la scuola si inserisce nel mercato e serve un programma, un impegno da concordare con il mondo delle industrie, dei musei, delle biblioteche, per poter dare possibilità di lavoro ai giovani".
La situazione di oggi, dopo l'emergenza Covid, rischia di dare un'ulteriore battuta d'arresto sia sul fronte dell'abbandono scolastico sia su quello delle iscrizioni all'università? "No, non credo - risponde il professor Villari - anzi, dovrebbe essere il contrario. L'epidemia dovrebbe imporre una riflessione sul futuro delle imprese e anche sul destino delle risorse culturali; e mi pare che ci sia una qualche linea che va in questo senso, come investimenti. Anche se manca un piano, una visione generale" sostiene.
"Servirebbe un 'piano Marshall' per l'istruzione - spiega - considerando anche che i giovani di oggi sono migliori rispetto al passato, è un buon materiale umano".
Il Rapporto dell'Istat conferma però che nel Mezzogiorno restano ancora bassi i livelli di istruzione e quelli di occupazione, anche delle persone più istruite. "Anche questo fa parte del risaputo, nulla di nuovo - dice ancora Villari - ma ripeto, io approfitterei di questi momenti un po' particolari in cui l'Italia si inserisce ancora di più in una dimensione europea, ed è un momento importante".
Quindi, conclude, "l'epidemia da Covid insieme alla maggiore integrazione europea sono due elementi che possono aiutare a progettare un domani diverso. Sono positivo, bisogna andare avanti e approfittare di tutte le condizioni che ci sono per poter costruire un piano".