Droga, appalti e antichi riti mafiosi. Fiumi di cocaina, marijuana e appalti in grado di alimentare le casse della mafia ennese in mano a un capomafia col pallino della politica, Raffaele Bevilacqua, ex dirigente della potente Dc e fedelissimo di Salvo Lima. Un sistema sostenuto da mafiosi di rango e colletti bianchi, dall'avvocata figlia del boss, Maria Concetta, e da pezzi della pubblica amministrazione. Un puzzle composito quello che viene fuori dall'operazione "Ultra" dei carabinieri, conclusasi con 46 arresti sulla rotta Sicilia-Germania, tra Barrafranca, Pietraperzia, Catania, Palermo e Wolfsburg.
L'indagine è stata avviata nel maggio 2018 dopo la concessione del benefico della detenzione domiciliare per ragioni di salute al capomafia ergastolano, già condannato per associazione di tipo mafioso nel processo "Leopardo", tra la fine degli anni '80 e i primi anni del 2000 componente del direttivo della Democrazia cristiana e in stretti rapporti con Salvo Lima, nonché al vertice di Cosa nostra ennese per diretta investitura di Bernardo Provenzano.
“Nella richiesta della misure cautelare – ha affermato Amedeo Bertone, procuratore capo di Caltanissetta - sono stati utilizzati anche informazioni che arrivano da processi storici come quello ad Andreotti e materiale della Commissione antimafia che offrono un quadro ulteriore del ruolo duplice rivestito da Raffaele Bevilacqua, sia come rappresentante politico sia mafioso della famiglia di Barrafranca”.
Il monitoraggio avviato dai militari del Ros ha consentito di documentare come il lungo periodo di detenzione, anche in regime di carcere duro, non avesse minimamente fiaccato Bevilacqua, il quale, non appena ritrovata la libertà, ha ripreso immediatamente la direzione della famiglia mafiosa con il fondamentale apporto dei suoi familiari. Nonostante i domiciliari, il suo appartamento di Catania era diventato il crocevia di importanti incontri con altri storici affiliati. Il suo carisma era rimasto intatto come dimostra il gesto compiuto da un anziano mafioso il quale, rivedendo il suo capo famiglia dopo più di 15 anni, gli ha baciato le mani in segno di immutato rispetto.
Mafia, politica e pubblica amministrazione. L'indagine ha accertato come la cosca fosse in grado di incidere attraverso amministratori compiacenti sulle scelte del Comune di Barrafranca. Risulta indagato il sindaco di Barrafranca Fabio Accardi per tentata corruzione con l'aggravante mafiosa in riferimento è a una gara aggiudicata da un'Ati per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
"Abbiamo riscontrato il rapporto collusivo con la pubblica amministrazione – ha confermato il comandante del Ros, generale di divisione Pasquale Angelosanto - e questa mattina abbiamo notificato l'avviso di garanzia al sindaco di Barrafranca e un funzionario è agli arresti domiciliari", per l'affidamento diretto di una gara a un imprenditore colluso: "In maniera paradigmatica abbiamo la parte imprenditoriale, quella militare e la politica che si interfaccia attraverso gli imprenditori con la politica locale".
Nel progetto di riorganizzazione della famiglia mafiosa hanno assunto un ruolo cardine i suoi figli Flavio Alberto e Maria Concetta, quest'ultima avvocato del foro di Enna. Il primo era l'interfaccia del padre con il territorio ed in tale prospettiva si è occupato di tenere i contatti con gli altri affiliati e di concordare le azioni da intraprendere; Maria Concetta Bevilacqua, non solo era solita compiacersi per il 'rispetto' che le veniva tributato, ma, approfittando della sua professione, incontrava presso il suo studio legale di Barrafranca gli affiliati ai quali consegnava i pizzini scritti dal genitore con gli ordini da eseguire.
Al pari del fratello, partecipava alla scelte strategiche del gruppo criminale, organizzava gli incontri presso la casa di Catania e, ancora una volta sfruttando il suo ruolo di legale, ha attuato una serie di manovre per evitare il ritorno del padre in carcere. I pizzini venivano validati nel suo studio legale da parte degli affiliati e ha pure dato il suo diniego nell'organizzazione di un omicidio; l'avvocata-boss aveva dunque una sua autonomia decisionale all'interno dell'organizzazione mafiosa. C'è un'intercettazione significativa nella quale l'avvocatessa diceva senza mezzi termini al padre: "Io i tuoi ordini li cambio perché, se tu sei ai domiciliari, ti ci ho fatto arrivare io".
Raffaele Bevilacqua, tornato sulla scena, ha insomma ripreso il pieno controllo del territorio ed assicurarsi ingenti ritorni economici, individuando nell'appalto da 7,5 milioni di euro per la gestione dei Rsu del comune di Barrafranca il più importante obiettivo. La riaffermazione della presenza sul territorio è passata anche attraverso azioni meno sofisticate e più tradizionali quali l’attentato incendiario ai danni del supermercato Decò di Barrafranca nella nottata del 15 settembre del 2018. Azione finalizzata a mandare un chiaro segnale a tutte le attività commerciali per imporre la 'messa a posto', come lo stesso boss spiegava al figlio: "Quando l'imprenditore riceve 'la botta' sicuramente questo si smuove". Vecchie lezioni di mafia.