È morto don Baldassare Meli, il prete che alla fine degli anni Novanta denunciò un giro di pedofilia a Ballarò e Albergheria, quartieri difficili di Palermo. Nato ad Aragona, in provincia di Agrigento, don Meli, malato da tempo, venne ordinato presbitero il 4 aprile del 1971, nella chiesa madre della sua città natìa. Salesiano per lungo tempo, fu anche parroco a Santa Chiara di Palermo per 17 anni: da qui nel 1996 svelò un giro di pedofilia che coinvolgeva 52 bambini.
Alle sue denunce seguirono degli arresti, ma anche molte accuse perfino dalle stesse famiglie dei bambini, che non volevano credere a quanto accadeva, e forse oggi ancora accade, sotto i propri occhi. "L’Oratorio - raccontò don Meli in prima persona tre anni fa su Timesicilia.it - quotidianamente era frequentato da circa 80 bambini e ragazzi dai 4 ai 14 anni. In questo clima di piena confidenza e fiducia ascoltò racconti terribili. Tanti di loro erano vittime di abusi...Dinanzi a questo mare di melma non potevamo rimanere inerti" e "abbiamo deciso di recarci insieme a parlarne con la Dirigente del vicino Commissariato di Polizia. Siamo stati accolti quasi come dei visionari..."
"Dopo circa tre mesi di indagini - scriveva don Meli - l’azione fulminea della Questura. Approfittando del fatto che per il 28 Giugno avevamo programmato con i bambini la prima gita a mare, presupponendo che essi si sarebbero alzati presto, alle ore 6,30 del mattino 52 bambini sono stati prelevati da casa e portati in tre posti diversi per essere interrogati dalle equipes di specialisti (magistrato, assistente sociale, psicologo e poliziotto)".
Don Meli, che in questi anni ha intrecciato l'impegno contro la pedofilia con quello per i migranti, ha sempre ritenuto che quel giro di abusi sui bambini fosse gestito da qualcuno che non è mai stato scoperto. Poi arrivò lo scontro con i salesiani, di cui era parte, che lo spinse a Mazara, dove l'allora Vescovo di Mazara monsignor Calogero La Piana gli affidò nel 2004 la chiesa di Santa Lucia a Castelvetrano. Da alcuni anni monsignor Domenico Mogavero lo aveva anche nominato componente del Consiglio d'Amministrazione della "Fondazione San Vito Onlus".
Don Meli - ha sottolineato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando - è stato un punto di riferimento per la città, non solo per il quartiere in cui ha operato per tanti anni, per il suo coraggio e la sua determinazione. L'amministrazione e la città devono a lui e alla comunità di Santa Chiara tanta parte di quella elaborazione culturale e politica dei percorsi di solidarietà, inclusione e accoglienza che sono oggi al centro della nostra azione".
"Sono stati tempi di immenso lavoro per don Meli e per quelli di Santa Chiara, - racconta sul sito della Diocesi di Mazara una sua collaboratrice, Ninetta Sammarco - lavoro misto a sofferenza nel vedere i nostri bambini schiacciati da quei mostri dai quali non potevano scappare. L’unico sollievo era l’oratorio. Don Meli ha sempre difeso i piccoli esponendosi in prima persona e proteggendo sempre il confratello don Roberto Dominici che aveva fatto le amare scoperte. Ha gridato contro le istituzioni locali che lo hanno lasciato solo a risolvere problemi molto gravi. È stato preso per pazzo anche dalla Chiesa palermitana, ma la cosa più dolorosa è stata l’abbandono da parte della sua Congregazione religiosa che ha preso la decisione di far finta che il problema pedofilia non esistesse più e anche da alcuni confratelli che dovevano come lui avere quell’amore smisurato verso la 'gioventù pericolante” come la definiva don Bosco'.