AGI - Pistole elettriche e body cam, in Italia se ne torna a parlare. Il 17 e il 18 giugno, a Ravenna, si è tenuto un corso teorico-pratico per l’abilitazione all’uso del Taser 7, rivolto a 16 agenti dell’ufficio polizia giudiziaria, sezione pronto intervento. È la prima volta che la pistola elettrica finisce nelle mani della polizia municipale, cioè ad agenti locali. Si tratta comunque soltanto di un corso di formazione, è bene ribadirlo: significa che non c’è ancora un accordo per la fornitura dei Taser, anche perché l’iter politico-giuridico per l’introduzione di questo tipo di arma nelle dotazioni della polizia, al momento, non è ancora concluso.
Dopo la sperimentazione avvenuta in dodici città italiane, tra settembre 2018 e giugno 2019, le ultime notizie risalgono allo scorso 17 gennaio, quando il Consiglio dei ministri ha approvato in esame preliminare un regolamento che modifica le norme sui criteri per la determinazione di armamento e munizioni, “nell'ottica di un generale ammodernamento adeguato alle esigenze operative attuali” (come si legge sul sito del Viminale). Il testo avrebbe dovuto superare il vaglio del Consiglio di Stato per poi tornare in Cdm per l’approvazione definitiva, ma al momento non risultano novità.
Per capire qualcosa di più sul corso di formazione di Ravenna, e sul Taser in generale, abbiamo parlato con Loris Angeloni, Managing Director di Axon Italia, il ramo italiano della società statunitense che produce queste pistole elettriche. “Abbiamo scelto di partire con la polizia locale di Ravenna perché riteniamo il Comune particolarmente meritevole alla luce del conferimento del premio Anci Sicurezza Urbana 2018”, spiega all’AGI Angeloni, ricordando come il decreto sicurezza di Salvini “ha allargato la possibilità della sperimentazione del Taser alle polizie locali”.
In che cosa consiste il corso?
"Il corso si è articolato in una giornata teorica e una pratica, al termine del quale c'è stato un esame finale che ha dato a chi lo ha superato un attestato di ‘utilizzatore’, cioè il primo dei quattro livelli di valutazione di chi un giorno dovrà andare in strada con arma a impulsi elettrici nella fondina".
Quali sono gli aspetti teorici del corso?
"Spieghiamo il funzionamento del Taser, le criticità operative da tenere in considerazione e i vantaggi del suo utilizzo nel caso di una situazione critica. Spieghiamo in maniera maniacale tutto ciò che riguarda la sicurezza dell’operatore e della persona attinta (cioè colpita, ndr) e gli effetti tecnici dell’utilizzo, per esempio il significato di incapacitazione neuromuscolare, la durata dell’effetto sulla persona (cinque secondi, ndr), e quali misure di sicurezza adottare dopo aver scaricato i dardi elettrici. C’è poi una parte che riguarda le regole di ingaggio, che definiscono quando e come si può far ricorso al Taser. Questi aspetti vengono definiti insieme al comando di polizia con cui si opera. Nella parte pratica, invece, simuliamo veri e propri interventi da parte di una pattuglia sui nostri istruttori".
Ha parlato di criticità operative, quali sono?
"Si tratta delle potenziali criticità derivanti dall’impossibilità di muoversi della persona colpita: poiché il Taser impedisce il movimento, occorre ad esempio evitare di usarlo nel caso in cui la persona si trovi in luoghi in cui rischia di cadere dall’alto, o mentre è alla guida".
Ci sono punti del corpo che non vanno colpiti?
"Il Taser funziona in questo modo: premendo il grilletto vengono sparati due dardi, collegati alla pistola con cavi, che vanno a impattare i vestiti della persona attinta, generando un circuito elettrico che sovrascrive gli impulsi nervosi normalmente trasmessi dal cervelletto ai nervi. In altre parole, l’impatto di queste ‘freccette’ genera un crampo, una contrazione muscolare. Per questo motivo, se colpiamo zone del corpo dove non ci sono grandi fasci muscolari o punti che non causano l’effettiva impossibilità di muoversi, non otteniamo il desiderato effetto di inibizione muscolare. Colpire una gamba, ad esempio, può non impedire al soggetto di brandire il coltello o l’oggetto pericoloso che ha in mano. Ci sono poi tessuti molli che devono essere evitati, come gli occhi o la bocca, perché si possono creare danni dovuti all’impatto dei dardi. Al momento di puntare la pistola, in ogni caso, vengono prodotti due segnali laser che mostrano dove andranno a colpire i dardi".
Quali sono le circostanze in cui è opportuno ricorrere al Taser?
"La situazione operativa dipende dalle regole di ingaggio della polizia. In linea di massima l’utilizzo delle armi viene concesso quando c’è una situazione critica e di pericolosità, difficilmente quando invece qualcuno sta correndo per fuggire. Il Taser ha una portata utile di tiro tra i 2 e i 5 metri, e quella massima di 7. I nostri studi dimostrano che, nella maggior parte dei casi in cui l’arma è stata utilizzata, la distanza tra agente e persona colpita va dai 2 ai 3 metri e mezzo".
Il Taser è pericoloso oppure no?
"È un’arma, e come tutte le armi che vengono usate dagli agenti di polizia ha sicuramente un profilo di rischio. È tuttavia lo strumento in mano agli agenti più studiato al mondo, con oltre 800 analisi indipendenti ed è l’alternativa all’utilizzo della forza più sicura che esista al mondo, sia per l’agente che per persona attinta. Il principale effetto del Taser è quello deterrente: i dati europei ci dicono che, in più del 75% dei casi in cui interviene una pattuglia con il Taser, la situazione si risolve senza che venga premuto il grilletto, ad esempio semplicemente attivando l’arco elettrico di avvertimento oppure intimando il blocco mostrando il dispositivo senza usarlo".
In passato Reuters pubblicò un’inchiesta su oltre mille morti occorse in casi di utilizzo del Taser. Che cosa ne pensa?
"Il mondo statunitense è molto diverso da quello europeo, soprattutto dal punto di vista sociale e nel rapporto con le armi da fuoco. È difficile fare paragoni, perché le casistiche che ci si trova ad affrontare oltreoceano sono molto diverse. Le attività di polizia hanno una componente di rischio, alcune situazioni non possono essere previste e possono portare a finali tragici. Non possiamo negare che all’interno di queste situazioni ci sia stato anche l’utilizzo del Taser. Diverso è definire il Taser come l’elemento che ha portato a quel finale tragico: non ci sono evidenze in questo senso. Io credo che, purtroppo, il rischio faccia parte del lavoro della polizia e non riguardi più di tanto gli strumenti utilizzati. Il motivo per cui esiste Axon, in ogni caso, è ridurre il più possibile l’utilizzo delle armi da fuoco".
Quali altre soluzioni avete messo a punto?
"Ad esempio telecamere indossabili e soluzioni tecnologiche per le sale interrogatori e le autovetture. Abbiamo sviluppato una tecnologia grazie alla quale, nel momento in cui viene tolta la sicura al Taser, tutte le body cam nel raggio di dieci metri cominciano a registrare le immagini e i suoni".
Come funziona la registrazione automatica?
"La telecamera ha un sistema di registrazione in una memoria separata che sovrascrive continuamente e non registra mai le immagini, fino a quando si presenta un evento critico. Nel momento in cui la cam viene attivata - dall’agente oppure in modo automatico grazie ai sensori posti sull’auto o nella fondina dell’arma - parte la registrazione e si ferma la sovrascrizione: in questo modo si possono recuperare anche le immagini immediatamente precedenti al momento critico. Questo video può durare da 30 secondi fino a due minuti, ma potrebbe anche non esserci: la scelta dipende dal comando di polizia. Per questo vengono definiti protocolli di utilizzo che devono essere approvati e gestiti direttamente dal comando stesso".