AGI - La Procura di Messina ha chiesto l’archiviazione per due magistrati, Carmelo Petralia e Annamaria Palma in merito al depistaggio dell'indagine sulla strage di via D'Amelio che aveva al centro la gestione del pentito Vincenzo Scarantino. Petralia e Palma – il primo oggi è procuratore aggiunto a Catania mentre la Palma è avvocato generale a Palermo - erano indagati di concorso in calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra.
Entrambi, da pm a Caltanissetta, avevano indagato sull’attentato in via D’Amelio in cui, il 19 luglio 1992, fu ucciso il giudice Paolo Borsellino insieme con agenti della sua scorta.
La Procura di Messina, guidata da Maurizio de Lucia, aveva aperto una indagine un’anno fa, dopo che da Caltanissetta era stata trasmessa la sentenza del “Borsellino quater”, in cui si faceva un esplicito riferimento alle deviazioni. E’ tuttora in corso a Caltanissetta il processo a carico di tre poliziotti - Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo – che, secondo le tesi accusatorie avrebbero depistato le indagini in particolare “guidando” le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Vincenzo Scarantino.
Definito il “pupo vestito” - e arrestato dalla squadra di poliziotti guidata da Arnaldo La Barbera – Scarantino ha più volte prima accusato, poi ritrattato e fatto nuovamente marcia indietro, facendo condannare all’ergastolo persone estranee alla strage. A smontare le dichiarazioni di Scarantino – che avevano retto a più gradi di giudizio - è stato il pentimento di Gaspare Spatuzza, ex mafioso di Brancaccio, vicino ai fratelli Graviano, che si è auto accusato della strage.
Il 13 luglio 2017 la Corte di appello di Catania – davanti a cui si celebrava il processo di revisione delle condanne - ha assolto tutti gli imputati dall'accusa di strage: Gaetano Murana, Cosimo Vernengo, Natale Gambino, Salvatore Profeta, Giuseppe La Mattina, Gaetano Scotto, Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura ,Giuseppe Orofino. (Candura era stato condannato per il furto della Fiat 126 poi imbottita di tritolo, e non per il reato di strage; Orofino era stato ritenuto responsabile di appropriazione indebita, favoreggiamento e simulazione di reato).
Nel processo in corso a Caltanissetta – a carico dei tre poliziotti – sono stati anche sentiti i pm che facevano parte del pool nisseno che indagò sulla strage di via D’Amelio: a dicembre aveva deposto Annamaria Palma, il 20 gennaio è stata la volta di Petralia. Entrambi, in veste di testimoni assistiti, pur avendo il diritto della facoltà di non rispondere, si sono sottoposti all’esame.
Ma a Caltanissetta hanno deposto anche l’ex pm Ilda Boccassini (il 20 febbraio), che ha confermato i suoi dubbi su Scarantino, sollevati già all’epoca. E prima di lei – il 3 febbraio – sul banco dei testimoni anche Nino Di Matteo, attuale consigliere del Csm e all’epoca dei fatti pm della Procura nissena guidata da Gianni Tinebra.
Le deposizioni dei magistrati avevano "deluso" e "amareggiato" Fiammetta Borsellino. "Vedo - disse la figlia del magistrato assassinato - che c'è una enorme difficoltà a fare emergere la verità". "Non ho constatato da parte di nessuno – proseguì – la volontà di dare un contributo al di là delle proprie discolpe a capire che cosa è successo. Penso che nessuno di questi magistrati abbia capito niente di mio padre. Quello che sento dire sempre è di essere arrivati in un momento successivo e sembra che tutto quello che riguarda Scarantino, il depistaggio e le stragi sia avvenuto per virtù dello spirito santo"