Governo e regioni contro la movida incontrollata. Nelle ultime ore si sono moltiplicati i messaggi volti a ricordare ai cittadini la necessità di seguire le regole ancora in vigore dopo l'iniziale uscita dal lockdown. Troppi gli spritz, i balli, le feste denunciati in giro per l'Italia. Comportamenti sbagliati ed eccessivi, seppur perpetrati da una minoranza di persone, che hanno fatto alzare la soglia d'attenzione delle istituzioni. La paura è quella di vedere la comparsa di nuovi focolai che comporterebbe una nuova e necessaria chiusura.
Il primo monito è arrivato dall'aula della Camera e dalle parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: "Rimane fondamentale, anche quando siamo all'aperto, il rispetto delle distanze di sicurezza e, ove necessario, l'utilizzo delle mascherine. Non è ancora questo il tempo dei party, delle movide e degli assembramenti".
Il premier ha voluto ricordare come l'Italia non sia affatto uscita dall'emergenza e come saranno i dati a definire le prossime mosse del governo: "Occorre fare attenzione perché esporre se stessi al contagio significa esporre al contagio anche i propri cari. Abbiamo predisposto un accurato piano nazionale di monitoraggio, che ci consente - sulla base delle informazioni quotidiane che sono tenute a trasmetterci le Regioni - di disporre di un quadro dettagliato della curva epidemiologica, fondato sull'incrocio di una nutrita serie di parametri. Questo piano ci permetterà di intervenire, se necessario, con misure restrittive nel caso in cui, in luoghi specifici, dovessero generarsi nuovi focolai".
Le segnalazioni provenienti da Veneto e Lombardia hanno portato i due governatori a mettere di nuovo in guardia i cittadini su quello che potrebbe accadere in caso di risalita dei contagi. Luca Zaia, ha detto ai giornalisti che "alla volta del 28 maggio, dieci giorni dopo l'apertura del 18, capiremo come vanno i numeri. Se ci saranno casi di re-infezione dovremmo ripensare a chiusure, restrizioni e anche a fare quarantene di focolai evidenti".
Attilio Fontana, dopo aver ringraziato "la stragrande maggioranza dei cittadini che continua a seguire le regole", si è rivolto "ai quattro 'stupidotti' che non stanno alle norme vigenti dico solo che vanificare gli sforzi compiuti fin qui è follia. Ho quindi chiesto, a Prefetto e Sindaco di intensificare i controlli: chi rispetta le regole continui a lavorare. Chi, ad oggi, ancora sottovaluta la situazione, chiuderà. A Milano come in tutta la Lombardia".
Anche Achille Variati, sottosegretario all'Interno, ha voluto ragguagliare sull'argomento: ""Le notizie che ricevo da molte prefetture sono preoccupanti. C'è troppa leggerezza da parte di troppe persone, specie nei contesti aggregativi come quelli di piazze, bar, della movida cittadina: usi 'creativi' della mascherina, mancato rispetto della distanza di sicurezza, contatti e scambi che rischiano di facilitare la trasmissione del virus".
"Ho sentito le prefetture del Veneto - ha aggiunto Variati - una regione di frontiera nella sfida per trovare il giusto bilanciamento tra riapertura e sicurezza, e purtroppo i rapporti confermano il quadro che ci siamo fatti grazie alle immagini diffuse dai mezzi di informazione e dai social media. Per questo il ministero dell'Interno ha disposto che l'attenzione delle forze dell'ordine si concentri, in questo periodo, proprio sulla prevenzione degli assembramenti, che rappresentano oggi il maggior pericolo di una riaccensione del contagio. Nessuno, razionalmente, vuole tornare indietro. Ma il rischio è quello".
L'ultima raccomandazione è arrivata da Roberto Calugi, direttore generale della Fipe - Federazione italiana dei Pubblici Esercizi: "Se tra dieci giorni la curva dei contagi dovesse tronare a salire e fosse necessario disporre ulteriori chiusure, sarebbe un dramma per tutti. Dopo 3 mesi di lockdown, sarebbe il colpo mortale per un settore già in ginocchio. Non si puo' essere superficiali: è importante rispettare alla lettera le norme di sicurezza che ci siamo dati".
"Invito dunque i gestori dei locali, con la responsabilità che è propria del loro mestiere, a diventare il primo argine contro la movida irresponsabile: è chiaro che non possiamo trasformarci in tutori dell'ordine, ma contiamo sull'aiuto delle forze di pubblica sicurezza per evitare assembramenti e mettere in sicurezza anche chi pensa che il coronavirus sia ormai sconfitto. Solo così questa fase due potrà davvero essere l'anticamera di un ritorno alla normalità".