Un “lavoro di squadra di tutto il governo”, che “ha deciso di considerare la giustizia una vera priorità". E’ il ‘cuore’ del discorso del Guardasigilli Alfonso Bonafede, pronunciato nell’Aula del Senato, in replica alle due mozioni di sfiducia presentate dalla Lega e da Emma Bonino.
"Il confronto con tutte le forze politiche di maggioranza sarà costante, approfondito ed improntato ad una leale e reale collaborazione, così come è accaduto, per esempio, in occasione della recente approvazione dei due decreti antimafia", afferma Bonafede, ricordando le riforme in cantiere e sottolineando che "la garanzia del diritto alla difesa e la ragionevole durata del processo sono due valori imprescindibili che vanno di pari passo e che rappresentano l’obiettivo principale delle riforme del processo civile e del processo penale".
Bonafede torna quindi a difendere il suo operato sul fronte carceri: “Mai condizionamenti” sulla nomina del capo del Dap del giugno 2018, quando venne scelto Basentini e non Di Matteo per l’incarico. "Quando si giura sulla Costituzione come ministro della Repubblica, si decide di essere, in tutto e per tutto, uomo delle istituzioni”, dice, puntando l’attenzione sul fatto che "in queste ultime tre settimane, fuori da qui si è sviluppato un dibattito gravemente viziato da allusioni e illazioni”.
E ancora: "E' proprio la lotta al malaffare, senza compromessi, che ha sempre animato la mia attività politica", prosegue il Guardasigilli, evidenziando come sia “totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri, addirittura per i detenuti più pericolosi".
Le scarcerazioni di detenuti per reati gravi, ricorda, sono avvenute perché "i giudici hanno applicato leggi vigenti, nella migliore delle ipotesi, da più di 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato". E questo, aggiunge, non è uno “scaricabarile” sulle toghe di sorveglianza, ma, anzi, “rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura".
Con il decreto approvato il 9 maggio scorso, osserva quindi Bonafede, “nel giro di due settimane tutti i condannati o imputati per reati gravi scarcerati per motivi di salute legati al rischio Covid (che non sono 497 bensì 256) tornano davanti al giudice alla luce del mutato quadro sanitario della fase 2. E il Dap assume, per legge, un ruolo che prima la legge non gli attribuiva”.
Inoltre, secondo il ministro, ha “funzionato” il piano per la prevenzione e il contrasto del contagio Covid nei penitenziari: "Alla data del 19 maggio 2020 - sono i dati che illustra - dei 53.458 detenuti risultano accertati 102 casi di persone recluse attualmente positive, di cui soltanto una ricoverata in strutture sanitarie esterne. Anche considerando il periodo in cui la pandemia in Italia ha raggiunto i livelli più alti, all’interno delle carceri abbiamo avuto un massimo di 162 detenuti contemporaneamente positivi. Sono finora guarite 122 persone recluse e purtroppo, con profondo dispiacere, devo ricordare il decesso di un detenuto, oltre ad altre due persone che si trovavano già in detenzione domiciliare".
Bonafede, infine, tocca anche il tema della riforma del Csm, in questi giorni in cui si torna a parlare delle intercettazioni che emergono dall’inchiesta di Perugia: "Altro fondamentale progetto di riforma è quello del Consiglio Superiore della Magistratura, a tutela dell’autonomia, ma anche dell’autorevolezza e del prestigio dell’istituzione”, ribadisce il Guardasigilli, sottolineando che "sul relativo progetto c’era già stata un’ampia convergenza nella maggioranza poco prima che cominciasse l’emergenza coronavirus".