Omaggi nostalgici a Stefano Delle Chiaie, esponente della destra neofascista spesso coinvolto in inchieste su stragi; ironia sul 25 aprile e sul presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo celebra. Ce ne sarebbe abbastanza per far inorridire un militante di sinistra e creare un fronte compatto che ne avversi la nomina, ma non è così: il pedigree politico e culturale di Alberto Samonà, nuovo assessore ai Beni culturali e all'Identità siciliana partito dal Fronte della Gioventù e arrivato alla Lega passando per i Cinque stelle, non sembra preoccupare parte della sinistra dell'isola, che, per alcuni aspetti, ne apprezza il profilo culturale.
E' stato Claudio Fava, presidente della Commissione Antimafia all'Ars, a dare il via alle danze, bocciandolo senza appello. "Qualcuno gli spieghi che la Regione Siciliana, come ogni istituzione della Repubblica Italiana, è figlia della Liberazione e di una Costituzione antifascista. Che forse per il neo assessore alla cultura o per Salvini sono parole desuete. Per gli italiani, no.
Il richiamo nostalgico agli anni più bui del nostro paese e l’idea di una identità siciliana costretta ad abbeverarsi alla triste mitologia fascista rappresentano un ridicolo salto all’indietro", afferma l'ex candidato della sinistra alla presidenza della Regione Siciliana, che mette poi il carico da 11, quello che fa riferimento a "una manifesta ed ostentata vicinanza di Samonà al mondo della massoneria, fatto che ci fa richiamare gli obblighi di legge vigenti in Sicilia in merito alla dichiarazione di appartenenza alle logge massoniche . Obblighi da cui il nuovo assessore non è esentato".
La Cgil, dal canto suo, ha invitato il neo assessore a "mantenere il tratto democratico e antifascista dell’identità siciliana”. “Ci auguriamo - hanno detto i vertici - che da oggi il suo biglietto da visita sia rappresentato dalle iniziative che intende portare avanti per la valorizzazione e la promozione del settore, per la tutela dell’enorme patrimonio artistico-culturale della Sicilia", ma “il ritratto di Samonà che emerge dai social e dal web, lo colloca di fatto anni luce dalla tradizione e dalle idee della Cgil, per cui l’antifascismo è e sempre sarà un valore. Noi per quanto ci riguarda ci atterremo al merito dell’azione politica che Samonà e il governo Musumeci porteranno avanti”.
Se dal mondo sindacale e politico arrivano giudizi negativi decisi, quello culturale, invece, mostra significative e spiazzanti aperture, se non strade spianate, talvolta identificando l'Identità siciliana con la lotta alla mafia più che con l'avversione al fascismo. Cosi', Antonio Di Grado, scrittore e docente di Letteratura all'università di Catania, può tirare, sul proprio profilo Facebook, un "sospiro di sollievo" e alimentare le polemiche, poichè Samonà non è il "solito politicante da strapaese, opportunista e trasformista, o 'barbaro' longobardo, che in molti temevano, ma un intellettuale e saggista di indubbia serietà.
Poi - aggiunge - è un 'intellettuale di destra', che ha studiato e ama Julius Evola, i saperi ermetici, le religioni orientali. Il che non mi preoccupa affatto, anzi. Ho sempre considerato una nobile tradizione culturale 'di destra' non solo legittima ma preziosa; e molto, 'da sinistra', ne ho imparato. Ho sempre temuto, semmai, il buzzurro di destra, l'ignorante scalmanato, il fanatico. Ma anche il buzzurro di sinistra...".
Sorprendente, infine, è la presa di posizione di Angelo Sicilia, autore di 'Testimonianze partigiane (Navarra editore), un lavoro sui "siciliani nella lotta di Liberazione", quelli, che, in poche parole che cercarono di nutrire l'Identità siciliana di ciò che le è drammaticamente mancato: l'afflato della Resistenza, di un sud chiamato a fare la propria parte contro il nazifascismo insieme con il "vento del Nord".
"La penso diversamente da Samonà su molte cose- spiega Sicilia - ma me lo sono trovato accanto nelle commemorazioni del 23 maggio. La lotta alla mafia è più importante dell'antifascismo e vorrei sottolineare le cose comuni che ho con lui. Un vecchio partigiano, il comandante Otello di Bologna, una volta mi disse: 'Oggi, ci diamo la mano con i fascisti a cui sparavamo'. La lotta alla mafia è più importante. E Samonà non è neanche un vero leghista".
E' una linea di faglia, quest'ultima, che ha diviso storicamente la sinistra siciliana, fino a farsi letteratura in Leonardo Sciascia e nel tormento del suo capitano Bellodi, alle prese con il ricordo della sospensione delle libertà nel periodo del prefetto Mori. “…durava la collera, la sua collera di uomo del nord che investiva la Sicilia intera: questa regione che, sola in Italia, dalla dittatura fascista aveva avuto in effetti libertà, la libertà che è nella sicurezza della vita e dei beni. Quante altre libertà questa loro libertà era costata, i siciliani non sapevano e non volevano sapere...". Il vento del Nord in Sicilia è arrivato, oltre 70 anni dopo, e non è quello della Resistenza.