Le temperature ormai estive in Sardegna ripropongono in provincia di Nuoro il problema dell'invasione nei campi agricoli delle cavallette. Il male è endemico, per agricoltori e pastori del territorio. L'episodio che i più anziani non hanno dimenticato risale all'immediato dopoguerra, agli anni 1945-46: i campi, provati anche dalla siccità durata mesi, in estate erano stati messi in ginocchio dalle locuste.
Le amministrazioni comunali organizzarono delle squadre di cittadini volontari, con la presenza di molte donne, che col fuoco e le scope fatte di arbusti distrussero le cavallette.
Anche questa primavera l'epicentro è la media valle del Tirso, dove sono presenti aziende agro-zootecniche di imprenditori di Ottana, Bolotana, Orani, Orotelli, Fonni, Gavoi e Sarule.
Le locuste stavolta hanno fatto capolino anche nei campi della bassa Ogliastra, nelle terre non lontane dal litorale, e in qualche azienda del Sarcidano, tra le province di Cagliari e Oristano. Fastidiose, ma non nuove.
L'anno scorso proprio gli allevatori della piana del Nuorese avevano denunciato con forza la calamità causata da migliaia e migliaia di animaletti, voraci e per questo insidiosi. La stima dei danni lo aveva confermato: almeno 40 aziende con le coltivazioni distrutte e oltre 1.500 ettari invasi dalle locuste, con mancati guadagni per alcune centinaia di migliaia di euro.
La Regione, con l'allora neo assessora dell'Agricoltura, Gabriella Murgia, aveva aperto un tavolo, cui si sono seduti i sindaci dei comuni colpiti e le organizzazioni degli agricoltori e allevatori. L'ipotesi era di praticare la cosiddetta lotta biologica, attraverso l'aratura e il dissodamento della terra, così da distruggere le uova, che le cavallette depositano e che si schiudono a distanza di un anno. I contributi finanziari per l'intervento di bonifica, però, non sono arrivati, hanno denunciato in questi giorni le organizzazioni di categoria, alle prese ancora una volta con le difficoltà dei propri iscritti.