Antonio Socci si è dimesso da direttore della Scuola di giornalismo di Perugia, scuola di cui la Rai è socio fondatore e che vede tra i soci anche il Comune di Perugia, la Regione Umbria, l'università del capoluogo umbro, una fondazione bancaria. Lo apprende l'AGI. Le dimissioni sono legate al tweet 'velenoso' di Socci sul Papa, a cui sono però subito seguite le scuse pubbliche a Bergoglio da parte dello stesso giornalista-scrittore per le parole usate sul social e, per l'appunto, la rinuncia al ruolo di direttore della Scuola di giornalismo di Perugia.
Per la verità il mandato triennale era scaduto da qualche settimana e quindi Socci era in regime di prorogatio, e a quanto apprende l'AGI non pare che lo stesso Socci avesse intenzione di proseguire nell'incarico, ritenendo quindi conclusa questa esperienza alla Scuola perugina di formazione dei giornalisti presieduta da Antonio Bagnardi.
"Bergoglio corre in soccorso a Conte e si conferma il solito traditore asservito al potere", diceva il tweet di Socci, parole che subito avevano alzato polemiche e spinto il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Toscana ad annunciare l'intento di presentare un esposto al Consiglio di disciplina. Lo stesso Socci era poi tornato sull'argomento scrivendo ancora su Twitter, ma questa volta dicendo "ho usato toni e parole sbagliate di cui mi scuso, anzitutto con Papa Bergoglio".
Contattato dall'AGI per una dichiarazione, Socci ha preferito non pronunciarsi e non fare commenti, né confermato le dimissioni. Che comunque - apprende AGI - ci sono ufficialmente da ieri sera. Le prime avvisaglie di polemiche si erano avute con l'intervento, sempre via Twitter, di Vittorio di Trapani, segretario dell'Usigrai, che nel commentare quanto scritto da Socci si chiedeva "la scuola politica di #Bannon e #Burke non era alla Certosa di #Trisulti? O a Villa Bonucci di #Perugia, con il Direttore della Scuola di #Giornalismo radiotelevisivo".
E quindi poneva alcune domande, ovvero se le parole del direttore della Scuola di giornalismo di Perugia scritte nel tweet e riferite al Papa come "Solito traditore", "Asservito al potere", "Strafottente", "Pessimo politicante", rientrino - si chiedeva il segretario dell'Usigrai - "nel legittimo diritto di critica? Questo e' cio' che insegna con lo stipendio della #Rai?". Poi, a distanza di qualche giorno, era intervenuto il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Toscana.